Milano

Nell'omicidio della Darsena "spunta" la donna del litigio

Sentita dai pm la ragazza che è stata l'origine della lite I poliziotti replicano a Sala: «Basta con lo scaricabarile»

Nell' omicidio della Darsena «spunta» la donna del litigio

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Sarebbe stata individuata la donna «misteriosa» dell'omicidio di Yuri Ubezio, il 23enne di Como ma di origine caucasica ucciso in Darsena con una stretta al collo nella notte tra martedì e mercoledì da Cubaa Bilel, un ventottenne tunisino ora in carcere che ha detto di aver agito per difendere una donna. Oggi è stata individuata dalla polizia e sentita dal pm. Cubaa Bilel, fin dall'inizio, ha dichiarato di avere bloccato la vittima perché l'aveva notata importunare una ragazza. «L'ho visto che cercava di strappare i soldi di mano a una ragazza che fa sempre l'elemosina e sono intervenuto per difendere lei». «Non è più un problema di definire dove la sicurezza o l'insicurezza siano percepite o reali - aveva detto venerdì il sindaco Beppe Sala-. È un problema e capisco anche che spiegare a tutti che la responsabilità è molto delle forze dell'ordine, serve quel che serve. Di fronte a questa situazione dobbiamo intensificare il nostro impegno», ha concluso.

Ma le forze dell'ordine non ci stanno a questo gioco di scarica barile continuo da parte dell'amministrazione. Mauro Guaetta, segretario regionale del Coisp Milano attacca: «La sicurezza non è un elastico. Non si può dire che quando le cose vanno bene il merito è suo, e quando vanno male è colpa degli altri - tuona - Si chiariscano i ruoli». Il sindacato ricorda come l'autorità di pubblica sicurezza è il Questore, l'autorità politica è il Prefetto. «Che gioco sta facendo il sindaco? - si chiede polemico Guaetta - posto che siede al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. Trovo di cattivo gusto - attacca - puntare il dito contro le forze dell'ordine. Con tutto che il sindaco ha sempre sostenuto che non ci fosse un allarme sicurezza a Milano».

Ora che si sono susseguite una serie di violenze, l'ultima settimana scorsa sui Navigli, risse, omicidi per strada, come quello di Yuri due giorni fa, lo scippo dell'orologio al pilota di F1 Sainz, il sindaco di fronte all'evidenza una settimana fa ha dovuto ammettere che esiste il problema. Peccato però che quando il Viminale, a fine agosto, ha annunciato l'invio di militari dell'operazione Strade sicure a Monza, nessuno a Milano abbia alzato la voce. Certo, non è un mistero che i militari siano un cavallo di battaglia del centrodestra, ma è anche vero che se usati con funzione di presidio del territorio, a fronte anche delle limitate possibilità operative, permetterebbero alle forze dell'ordine di «sganciarsi» per andare per strada. Ma l'ideologia del centrosinistra ha la meglio sulla linea politica del sindaco, che appare sotto pressione, ma allo stesso tempo sotto scacco della sua maggioranza. Ammettere di avere un problema a Milano dovrebbe essere il primo passo per un ripensamento del sistema, che non può essere legato soltanto ai rinforzi da Roma.

«La sicurezza deve essere partecipativa, così deve essere riorganizzata nelle sue funzioni» conclude Guaetta.

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