Nonna ferita per salvare la nipotina dal pitbull

Un quarto d’ora con il pitbull che ringhia alla porta della camera da letto, dentro la signora Clorinda, ferita e sanguinante per i morsi. Mentre in sala da pranzo, seduta sul seggiolone, Isabella, sette mesi, piange disperata e Fabrizio non sa se sia più pericoloso intervenire o tenere sotto controllo la situazione. Poi l’epilogo con i vigili urbani che portano via la bimba e il padrone del cane che riesce a chiuderlo in bagno.
Siamo in via Chiari, zona Prealpi, qui l’estate scorsa un terribile delitto: al civico 1, un figlio accoltellò a morte il padre. Nel complesso di edilizia popolare al 3 abita invece la famiglia di Massimo, 37 anni, facchino in un albergo milanese: «Le racconto tutto ma il cognome no, la prego, non lo metta». Nessun problema. Dunque Massimo vive al secondo piano di una delle scale del «quartierino», con la moglie Monica, 36 anni, operaia, la mamma Clorinda, 69, la figlia Isabella ed Erika, una femmina di pitbull di due anni e mezzo, presa quando aveva appena quattro mesi. «È sempre stata un po’ particolare - racconta Massimo - ma è diventata ancora più ombrosa dopo la nascita della bimba. Per carità, non è particolarmente aggressiva ma qualche volta... insomma bisogna tenerla sempre d’occhio».
Ieri verso mezzogiorno e mezzo dunque Clorinda è sola in casa con la piccola e la cagna, apparentemente tranquilla. Suona il campanello: è l’altro figlio Fabrizio di 46 anni. La signora fa appena in tempo ad aprire e la cagna attacca. Prima un morso al collo, senza gravi conseguenze, poi un secondo al braccio che inizia a sanguinare copiosamente. La signora si rifugia in camera da letto, sempre con Erika dietro che latra furiosamente, e chiama i vigili urbani e il figlio. Intanto sale Fabrizio, la cagna si gira e ringhia senza però muoversi.
Nel giro di un quarto d’ora arriva la prima pattuglia di ghisa che mettono in salvo la piccola, per altro mai degnata d’attenzione dalla cagna, poi rimangono un po’ incerti sul da farsi. La bestia appare nervosa, agitata. Si pensa persino ad abbatterla. Poi arriva anche Massimo che la calma e la chiude in bagno. Clorinda viene portata a Niguarda e ricoverata: non è grave, se la caverà con qualche punto di sutura e qualche giorno di prognosi.
Massimo infila il guinzaglio alla cagna e la porta giù per consegnarla al servizio veterinario del Comune. Per legge l’animale deve essere tenuto 10 giorni in osservazione. Erika ora appare tranquilla, forse spaventata. Si fa persino accarezzare. Poi sale docilmente sul furgone e via verso il canile.
Massimo risale, ha pochi minuti da dedicare ai giornalisti, vuol correre, giustamente, dalla mamma. «Non credo che la terrò dopo questo episodio.

Non so, la porterò dal veterinario, decida lui che farne. Se trova qualcuno che l’adotti bene, altrimenti l’abbatta. Non posso uscire di casa con l’incubo che la cagna attacchi ancora mia madre, mia moglie o peggio ancora la bimba».

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