Ora anche cani e gatti avranno la mutua

Al vaglio del prossimo consiglio dei ministri dovrebbe esserci un disegno di legge sulla tutela degli animali d’affezione. Il progetto è molto ambizioso e s’inserisce nella volontà di costituire una sorta di legge quadro che tuteli gli animali d’affezione (i cosiddetti «pet»), combatta il randagismo e sanzioni, laddove necessita, chi con gli animali «tratta» in modo illegale o inopportuno.
Ai pet verrà innanzitutto riconosciuto lo status di esseri senzienti e non più soltanto la capacità di indurre nell’uomo sentimenti di pietà. Inoltre l’anagrafe, attraverso riconoscimento mediante microchip verrà estesa ai gatti, mentre i comuni saranno tenuti a fornire livelli minimi di benessere e su tutto vigilerà il sindaco, responsabile degli animali presenti sul territorio. Per chi è del mestiere, già questi obbiettivi sarebbero sufficienti per capovolgere una situazione attuale che è disastrata da un’anagrafe (solo canina) fallimentare in gran parte d’Italia, da sindaci che di cani e gatti se ne fregano fino a quando non ci scappa il morto e da livelli di benessere minimo che spesso sono una chimera anche per le persone, figuriamoci per gli animali. Il tutto, ribadisco, in buona parte d’Italia e senza voler fare della famosa erba un fascio.
Il provvedimento però, va ben oltre queste corpose novità. La riforma più eclatante dovrebbe essere quella relativa alle prestazioni sanitarie di base erogate da un servizio veterinario «della mutua», per intenderci, un po’ come avviene per gli esseri umani. Vaccinazioni, prevenzione delle malattie trasmissibili all’uomo, prevenzione e controllo delle nascite nonché la già citata anagrafe sarebbero alla base di questa riforma che, come già scritto, si può definire quanto meno ambiziosa. Da lustri, i professionisti che si occupano di malattie dei pet chiedono insistentemente a tutti i governi l’abolizione di quello scandalo che è l’IVA al 20 per cento applicata alle prestazioni veterinarie sugli animali d'affezione. La stessa aliquota che grava su gioielli, champagne, aragoste e riviste pornografiche. Nulla da fare, non si riesce neanche ad abbassare questa aliquota e si vorrebbe istituire la «mutua per gli animali»? E con che soldi, di grazia?
Per l’amor di Dio, non vorrei qui sembrare disfattista, ma mi piace essere concreto e pragmatico. Il provvedimento prevede anche l’istituzione di cimiteri e servizi annessi (compresa la cremazione). Assolutamente pregevole, ma si tratta di servizi che privatamente sono già disponibili in varie parti d’Italia. Molto apprezzabile la parte che sanziona in modo salato chi gestisce «canili» dove faticano a entrare le forze dell’ordine, chi guadagna sui pet senza le debite autorizzazioni, chi li sfrutta per spettacoli pericolosi (vedremo cosa accadrà coi circhi).

Ottima l’idea del carcere per chi vende animali non identificati con meno di due mesi di vita come pure la stretta di vite su chi vende insetticidi ampiamente usati nei famosi «bocconi avvelenati».
Insomma mi pare che questo variegato e corposo disegno di legge dia il meglio di sé nel bastone che non nella carota. Vedremo.

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