"Ora sono più ottimista di quattro anni fa. Arriveremo in fondo"

Il ct Marcello Lippi: "Mi rivolgo agli italiani che ci amano. Vi ripagheremo. Abbiamo tutto per far bene. Morale, tecnica e psicologia"

"Ora sono più ottimista di quattro anni fa. Arriveremo in fondo"

Scommettiamo? Adesso sono pronti a invocare lo stellone di Marcello Lippi per spiegare quel pareggio tra Slovacchia e Nuova Zelanda che ha rimesso in sesto i conti del girone azzurro. Lanciare il sospetto che la sorte sia diventata una preziosa alleata dell’Italia e del suo discusso ct, nel giorno in cui è diventato ufficiale il ko di Buffon, dopo le soste ai box di Camoranesi prima e Pirlo poi, ha il sapore di una malandrina provocazione.

E invece gli italo-scettici sono pronti a collegare il colpo di testa di Reid, nel recupero, al colpo gobbo del Giappone sul Camerun, girone E, collegato per via del sorteggio al destino degli azzurri negli ottavi di finale. Pensate se, invece di incrociare i leoni d’Africa o l’Olanda temibile di Sneijder, la Nazionale dovesse ritrovarsi al cospetto del Giappone e di Morimoto... Il cul di Sac, nel senso di Arrigo, più volte invocato durante lo svolgimento di Usa ’94, impallidirebbe. Eppure, rispetto a quella avventura, già ci sono analogie: Lippi ha perso ieri lo scudo di Buffon, il suo predecessore dovette rinunciare, al culmine della seconda partita, al contributo di Franco Baresi, recuperato solo per la finale di Pasadena.

Reid ha dato una mano a Lippi ma il viareggino, rientrato nella notte da Città del Capo, e forse anche un po’ stordito dal mancato riposo (ha confuso le due Coree e l’identità del prossimo rivale degli azzurri), ha tirato dritto per la sua strada con una sicurezza nel proprio lavoro e nel destino finale ammirevole. Prima di partire, ha confessato: «Ho più fiducia e ottimismo rispetto a quattro anni fa: magari sbaglio e usciamo subito, ma abbiamo tutto quel che serve sul piano morale, tecnico e psicologico per arrivare fino in fondo e fare molto bene». Uno che la pensa così, può lasciarsi intimidire dall’1 a 1 col Paraguay o ancora dalla stilettata dell’acciacco toccato a Buffon? Scontata la risposta. Così come conseguenza di questa sua convinzione di cemento armato è la reazione di fronte alle censure aspre, ai giudizi affilati come lame di rasoio.

«Non mi va di prendermela per certe espressioni, io punto sull’Italia che ci ama e che ci segue in tv. Questa attesa è una cosa bella e la ripagheremo» la sua promessa dinanzi a quei numeri prestigiosi, 19 milioni inchiodati dinanzi alla tv per tacere di tutti gli altri rimasti affezionati alla coppia Caressa-Bergomi e a Sky (2 milioni accertati).
La sicurezza di Lippi è avvitata su due elementi essenziali: la crescita della condizione fisica, la duttilità del gruppo, capace di interpretare, a seconda del rivale e della piega della sfida, uno dei tre moduli provati e riprovati nel soggiorno al Sestriere. «Il miglioramento della Nazionale non passa dal modulo: ci saranno altre gare in cui cominceremo col 4-4-2 e poi cambieremo pelle e finiremo in maniera diversa, perché questo è lo svolgimento del calcio moderno» la risposta di Lippi sul tema più urgente iscritto all’ordine del giorno: come è possibile migliorare il gioco di questa Nazionale, rimasta senza gol e senza talento?

Persino in materia di confronti, tra la partenza lanciata di Germania 2006 e quella frenata di Sudafrica 2010, Lippi è andato contro-corrente. Gli è sempre piaciuto recitare il ruolo di bastian contrario, da buon toscanaccio. «Rischiammo molto di più al debutto contro il Ghana. È vero, alla fine vincemmo 2 a 0, con un risultato largo, sfiorammo altri punti, eppure ci furono 4-5 parate decisive da parte di Buffon in quella circostanza» la sua ricostruzione storica postuma. È Così convinto d’aver fatto le cose per benino, che dinanzi ai rilievi critici sulla posizione di Marchisio, ha concesso un varco ai suoi interlocutori.

«Ma volete che non sappia che Marchisio non è portato per quel ruolo? Non è Sneijder, lo so benissimo, gli ho chiesto di ripartire come faceva Perrotta» la spiegazione scolastica. Ma allora perché ha lasciato a casa Perrotta?

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