Cronaca locale

Intascava i soldi sequestrati ai boss: arrestato commercialista

Operazione della Dia di Trapani: in manette il commercialista Maurizio Lipani. Arrestati anche Epifanio Agate e la moglie Rachele Francaviglia

Maurizio Lipani
Maurizio Lipani

Peculato e auto-riciclaggio: ecco le accuse che la Dia di Trapani ha formulato nei confronti di Maurizio Lipani, uno dei commercialisti palermitani più noti e amministratore giudiziario. Con lui, nella stessa operazione denominata "Eldorado", sono finiti in manette Epifanio Agate, imprenditore ittico di Mazara del Vallo in provincia di Trapani, figlio dello storico boss Mariano Agate alleato dei corleonesi di Salvatore Riina, per decenni capo del potente mandamento mafioso di Mazara del Vallo; la moglie di Epifanio, Rachele Francaviglia (ai domicliari) e, appunto, il commercialista (sempre ai domiciliari). Il provvedimento è stato emesso dal gip di Palermo su richiesta della Dia di Trapani.

Secondo l'accusa, l'amministratore giudiziario, senza autorizzazione del competente Tribunale, avrebbe distratto a proprio personale vantaggio, in più soluzioni, mediante prelevamenti di contante e bonifici inviati sui propri conti personali, somme di pertinenza delle aziende sottoposte a sequestro ai coniugi Agate e di altre aziende colpite da vincoli cautelari da più autorità giudiziarie e allo stesso affidate in gestione quale custode e amministratore giudiziario, omettendo di adempiere agli obblighi di rendicontazione. Le stesse accuse sono state contestate alla moglie di Agate, Rachele Francaviglia, titolare formale delle aziende sequestrate.

Agate, subìto il sequestro di alcune aziende operanti nel settore del commercio ittico, "a fronte dell'inerzia di Lipani, avrebbe continuato a occuparsi della gestione delle stesse, contattando clienti e fornitori e soprattutto riscuotendo i crediti pendenti, vanificando con ciò gli effetti pratici e simbolici del sequestro antimafia". In pochi anni Lipani "avrebbe distratto somme di pertinenza di aziende sequestrate per oltre 355 mila euro, reimpiegate per investimenti in attività economiche, ma anche per il soddisfacimento delle esigenze del vivere quotidiano", evidenzia la Dia a pochi giorni da un'altra importante operazione. Dalle indagini è emerso inoltre che il commercialista "avrebbe continuato a distrarre denaro dai conti delle aziende in amministrazione giudiziaria anche dopo la confisca delle stesse e il passaggio della gestione all'agenzia nazionale dei beni confiscati". Sono al setaccio della Dia i conti bancari di altre decine di società e imprese affidate in amministrazione giudiziaria a Lipani, dalle quali "si sospetta che il professionista possa aver distratto altro denaro".

Nei confronti di Lipani è stato disposto anche il sequestro per equivalente di somme per il valore di 355 mila euro.

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