Massimiliano Scafi
da Roma
Marcello Pera arriva nel Palazzo Apostolico a metà mattina e trova Benedetto XVI che lo accoglie con un largo sorriso sulla porta della biblioteca. Mezzora di colloquio, un incontro «fecondo» e «cordialissimo», ma assolutamente irrituale, visto che tra un poco più di un mese si vota. Infatti, niente elezioni. Le vicende italiane, come precisa il portavoce della Santa Sede Joaquim Navarro Valls, restano rigorosamente fuori dallagenda: il Papa e il presidente del Senato, spiega, «hanno avuto uno scambio di opinioni su alcuni aspetti della cultura odierna, nel contesto dellattuale situazione internazionale». Niente politica dunque, ma solo una particolare «benedizione» al progetto del presidente del Senato, a quel manifesto sulla crisi dellOccidente che evidentemente tocca dei temi che stanno molto a cuore pure al Pontefice.
In Vaticano è considerata una prassi consolidata non concedere udienze istituzionali durante la campagna elettorale, per evitare strumentalizzazioni. Il limite è di 35 giorni e cade proprio oggi. La scelta della data per aprire i sacri cancelli, lultima utile, è di per sé quindi molto significativa. «La Chiesa - ha detto recentemente il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei - non sceglie tra questa o quella forza politica ma invita a scegliere fra i diversi candidati coloro i quali per valori e amicizia sono il linea con la dottrina cattolica». È il caso del laico Marcello Pera, che con il Papa è in sintonia su alcuni argomenti universali. Il legame umano e intellettuale tra il Pontefice e lo studioso di matrice empirista viene da lontano. Tre anni fa, quando Ratzinger era ancora cardinale, ha prodotto un libro scritto a quattro mani, «Senza Radici», nel quale emergevano le sintonie sul futuro dellEuropa e le comuni preoccupazioni per una civiltà occidentale minata al suo interno dal relativismo e allesterno dal fondamentalismo islamico. In questa fase storica, secondo Pera, i laici non devono contrapporsi ai cattolici, dubbio contro dogma, perché entrambi hanno un nemico comune, il relativismo. Una posizione ovviamente molto apprezzata oltre il portone di bronzo.
Da allora i contatti sono sempre stati costanti, rallentati solo nelle fasi dellascensione di Joseph Ratzinger al soglio di Pietro. Un filo ripreso adesso in un faccia a faccia che ha come traccia una «situazione internazionale» dominata dalla crisi dei Paesi moderati del Medio Oriente, dal problema islamico, dalle crescenti violenze in Irak, dal caso delle vignette satiriche su Maometto, dagli scontri sanguinosi in Nigeria tra cattolici e musulmani. E non a caso lincontro avviene pochi giorni dopo il lancio, il 23 febbraio scorso, del Movimento per lOccidente forza di civiltà da parte del presidente di Palazzo Madama. Uniniziativa che, secondo molti, prelude a una proposta di casa comune dei moderati laici e cattolici.
Al di là delle elezioni, quello degli incontri privati con pensatori laici e cattolici e con esponenti del mondo della cultura di vari orientamenti è ormai diventato uno dei tratti caratteristici del nuovo pontificato. Il Papa, viene ricordato, ha già ricevuto personaggi diversissimi come Oriana Fallaci, il teologo progressista Hans Küng, il priore della comunità di Bose Enzo Bianchi: Benedetto XVI vuole «ascoltare direttamente tutte le voci».
I politici invece finora sono stati ammessi con il contagocce. Il primo a essere stato stato accolto dal nuovo Papa, il 7 novembre, è stato Pier Ferdinando Casini. Poi, il 19 novembre, è stata la volta della visita ufficiale di Silvio Berlusconi: il presidente del Consiglio, accompagnato dai sottosegretari Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, è stato ricevuto proprio nei giorni più roventi delle polemiche sui rapporti tra Stato e Chiesa.
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