Premetto che della sorte di Franco Freda e di Giovanni Ventura non m’importa nulla: e che il mio giudizio nei loro confronti - per i trascorsi politici, per i trascorsi ideologici, per le trame eversive - è del tutto negativo. Ma entrambi sono stati assolti in via definitiva - e dunque con l’avallo della Cassazione - dall’accusa d’aver organizzato e attuato la strage di piazza Fontana. Acqua passata. Adesso proprio gli ermellini della Suprema corte, chiamati a pronunciarsi sugli ultimi strascichi - coinvolgenti Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Giancarlo Rognoni - d’una vicenda processuale interminabile, hanno sì prosciolto i tre: ma in buona sostanza hanno condannato - nelle motivazioni della loro sentenza - proprio Freda e Ventura.
Tanto che il Corriere della Sera è stato autorizzato a titolare «Freda e Ventura erano colpevoli», e a iniziare la sua cronaca con questa citazione testuale: «Il giudizio circa la responsabilità di Freda e Ventura in ordine alla strage di Piazza Fontana non può essere che uno: la risposta è positiva». Abbiamo così, nei meccanismi sorprendenti e non di rado sconvolgenti delle procedure italiane, un ulteriore grado di giudizio dopo i tre previsti, dopo reiterati ricorsi e rinvii, dopo infinite polemiche, e dopo che apparentemente era stata detta l’ultima parola. Dalla porta di servizio, ossia attraverso un processo a soggetti che non erano quelli dell’inchiesta originaria, è stata riproposta l’alternativa innocenti-colpevoli: in effetti riproposta, si badi bene, non per gli imputati dell’ultima ora, ma per gli assolti delle ore antecedenti.
Nessuno si strapperà le vesti per il marchio d’infamia che a Freda e a Ventura viene inflitto. Le frasi della motivazione saranno anzi utilizzate per deplorare che i due se la siano cavata, a torto. Non me le strappo nemmeno io le vesti. Ma come cittadino sono preoccupato. Freda e Ventura - malfamati fin che si vuole, sono cittadini anche loro - non possono nemmeno presentare appello contro questa condanna anomala: perché è informale anche se ufficiale, sta scritta nelle pagine solenni d’una sentenza ma non produce effetti, infama chi ne è colpito senza portare ad alcuna conseguenza di carattere penale. Siamo a una situazione nuova: non quella d’un orrendo crimine rimasto senza colpevoli, ma d’un orrendo crimine che - il giudice estensore Alberto Macchia dixit - ha due colpevoli chiaramente individuati. Senonché costoro sono stati riconosciuti innocenti sia dai giudici togati e popolari d’una corte d’Assise, sia dalla Cassazione. Immagino che d’ora innanzi chiunque potrà tranquillamente dare dello stragista agli assolti Freda e Ventura.
Sono del tutto impreparato - nonostante una remota laurea in Giurisprudenza - ad affrontare sottili questioni giuridiche, e del resto so per esperienza che nei Palazzacci, e nei documenti che vi vengono elaborati, si dimostra tutto e il contrario di tutto. So egualmente che i magistrati italiani, specializzati in documenti di lungo corso, ritengono di poter sostenere impunemente ciò che ai comuni mortali costerebbe una querela per diffamazione.
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