Piazzolla e un tango seducente come l’opera

Maria de Buenos Aires, l’opera tango che si dà oggi alla Iuc (Aula Magna della Sapienza alle 17.30), è associata al nome di Astor Piazzolla, come Porgy and Bess è associata a quello di Gershwin: indicano, cioè, creazioni operistiche indigene, come personali e originali risposte al melodramma occidentale. La celebre «tango operita» a Roma trova un terreno fertile, se dobbiamo giudicare dall’interesse verso il tango dimostrato, anche pochi giorni fa alla Filarmonica, nell’affollata Tango Story, confezionata da Luis Bacalov. Maria de Buenos Aires, dedicata a Milva, libretto di Horacio Ferrer, musica di Piazzolla, fu concepita inizialmente come opera radiofonica, e debuttò nel ’68 al Planet Theatre di Buenos Aires, nella medesima forma semiscenica con la quale ora torna in Italia, curata dalla consorte del musicista, Laura Escalada Piazzolla, direttore Julian Vat, interprete principale Patricia Barone.

L’opera è un affresco poetico-musicale che riproduce una Buenos Aires incantata, nella quale, fra sogno e realtà, vagano tre personaggi: Maria, il Duende e il Cantor. Affidata a un ensemble strumentale assai particolare (quintetto d’archi, flauto, pianoforte, chitarra, bandoneon, batteria, marimba e vibrafono), Piazzolla elargisce a piene mani tango, milonga e valzer.

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