Roma Se s'intensificano i segnali di distensione nell'area del centrodestra con un Angelino Alfano che inquadra il Ncd come un partito «alternativo alla sinistra» ponendosi come obiettivo la «riunificazione dell'area moderati», si vanno invece accentuando gli smottamenti dentro Forza Italia con Raffaele Fitto che continua a lanciare segnali di insofferenza. Un quadro complesso, insomma, sul quale pesa ovviamente in direzioni diverse il timore che nel 2015 possano davvero arrivare le elezioni anticipate. Che avrebbero come conseguenza una decisa accelerazione di un processo di aggregazione del centrodestra (che coinvolgerebbe necessariamente anche Fratelli d'Italia e, nonostante i toni minacciosi di queste ore, la Lega Nord), ma pure l'acutizzarsi del malessere di chi dentro Forza Italia è convinto che non sarà ricandidato.
Lo scenario, dunque, è in movimento. E legato a fattori esterni al centrodestra, come la tenuta del governo di Matteo Renzi e l'atteggiamento che avrà l'Europa nelle prossime settimane sul fronte del rigore. Di certo, s'iniziano a cogliere i primi indizi di alcuni movimenti. A partire proprio dal leader del Ncd che dopo aver evitato due giorni fa di partecipare all'incontro con Giuseppe Toti e Roberto Maroni alla Summer School di Frascati dove si affrontava il dibattito sul futuro del centrodestra, ieri ha ribadito con forza che l'ipotesi di schierarsi con il Pd (fino a qualche giorno fa teorizzata a da diversi esponenti di Ncd) non è sul tavolo. «Il nostro obiettivo è unire l'area dei moderati alternativi alla sinistra», ha spiegato il ministro dell'Interno. Con replica a stretto giro proprio di Toti. «Davanti alla difficile situazione economica chiediamo al governo una vera svolta in economia, ma dice il consigliere di Silvio Berlusconi vogliamo anche costruire una vera alternativa con tutto il centrodestra. Speriamo che gli alleati sappiano rispondere evitando corse in solitaria che sono destinate a essere irrilevanti».
Dopo l'apertura del leader di Forza Italia che ha lanciato il confronto sulle alleanze, dunque, da Alfano inizia ad arrivare qualche segnale. E chissà, fa notare ironicamente qualcuno degli azzurri, se anche l'annunciata soluzione dello sblocco dei tetti stipendiali delle forze di polizia non dipenda dal fatto che ieri si è saputo che Berlusconi mercoledì prossimo incontrerà Cocer e sindacati di Forze armate e di polizia.
Acque agitatissime, invece, dentro Forza Italia. Con Fitto che oltre a criticare duramente il governo ci tiene a dire che «all'Italia serve una seria opposizione e una credibile alternativa a Renzi, al Pd e alla sinistra». Un affondo cui hanno fatto seguito anche Saverio Romano, Francesco Paolo Sisto e Renata Polverini, oltre a chi come per esempio Daniele Capezzone è da sempre molto critico con l'esecutivo. Il messaggio, neanche tanto velato, è diretto a Berlusconi. Non a caso l'ex premier, pur continuando a predicare cautela e chiedendo a tutti di non alzare polveroni, ancora una volta non avrebbe gradito: se ce l'ha con me è il senso dei suoi ragionamenti allora abbia il coraggio di criticarmi apertamente.
E che la tensione sia alle stelle lo dimostra il fatto che lo scontro tra gli azzurri si stia ormai spostando sulle tecnicalità giuridiche dello Statuto. Il timore dei frondisti, infatti, è che se davvero si votasse nel 2015 - come ritiene, per esempio, la senatrice Mariarosaria Rossi - le liste sarebbero in mano a Berlusconi e, in qualità di tesoriere, proprio alla Rossi, una delle persone più vicine al leader di Forza Italia. Nessuno, insomma, sarebbe garantito.
Ecco perché Fitto che al momento vanta una discreta pattuglia di pugliesi, ma pure buone sponde tra i campani e i siciliani ha già fatto sapere di essere pronto a intraprendere le vie legali contestando la legittimità di tutte le nomine visto che non sono state ratificate da un congresso nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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