U n altro duro colpo giudiziario, un'altra tegola, un altro caso spinoso per il governo e la maggioranza dopo l'avviso di garanzia al sottosegretario Giuseppe Castiglione. La richiesta di arresto per il senatore Antonio Azzollini, presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, fa scattare l'allarme rosso dentro il Nuovo Centrodestra. La tensione, raccontano, è palpabile fin dal primo mattino quando alcune voci, giunte anche ai vertici del partito, fanno credere che stia per scattare una nuova offensiva legata all'inchiesta «Mafia Capitale». Poi all'ora di pranzo le notizie che arrivano dalla Procura di Trani rendono il quadro più chiaro, anche se tutt'altro che confortante.
L'epilogo dell'inchiesta sulla bancarotta fraudolenta della casa Divina Provvidenza di Bisceglie scuote profondamente il partito guidato da Angelino Alfano. La situazione appare subito complicatissima, anche se i senatori riuniti per una riunione del gruppo provano a lanciare segnali di solidarietà al parlamentare. La linea è quella che Azzollini non deve mollare e deve resistere anche alla guida della Commissione Bilancio. Non è un caso che dopo la riunione a Palazzo Madama, Azzollini sia andato proprio a presiedere la Commissione. «Ci ha ribadito di non avere alcuna intenzione di lasciare la presidenza della commissione - spiegano fonti di Ncd - Non ci sarà nessuna pausa o sospensione dall'incarico. Si tratta di voci messe in giro ad arte in un momento in cui la commissione Bilancio è particolarmente importante nel lavoro del Senato». C'è anche una nota ufficiale: il gruppo di Area popolare «all'unanimità esprime vicinanza e solidarietà al collega Azzollini, del quale ne riconosce la trasparenza e la correttezza istituzionale. Si affida con serenità al corso della giustizia nella convinzione che da esso scaturirà la totale estraneità di Azzollini. Invita ad analizzare la vicenda nel merito, con distacco e obiettività, lontano da pregiudizi politici».
I segnali che arrivano dal Pd, però, non sono rassicuranti. Il precedente del voto favorevole alla richiesta di arresto di Francantonio Genovese non mette Matteo Renzi nella condizione di poter mutare rotta. E anche da Ncd, a microfoni spenti, il via libera del premier alla richiesta d'arresto viene dato per scontato. C'è consapevolezza che Renzi non potrà sostenere politicamente il «no» all'arresto ed esporsi così alla gogna grillina. Piuttosto dentro Ncd si punta a scavallare l'estate e a far votare la richiesta d'arresto a settembre, quando le polveri saranno meno roventi. Si complica a questo punto anche l'accordo per il rinvio del rinnovo delle presidenze delle Commissioni, fissato per settembre. Resistere per altri tre mesi con un presidente di Commissione con una richiesta di arresto pendente non sarà facile. Senza dimenticare che se il Senato vota l'arresto di Azzollini al suo posto subentra il fittiano Michele Boccardi, (mentre alla guida della Commissione Bilancio potrebbe arrivare Linda Lanzillotta). La maggioranza, insomma, oltre a fare i conti con i contraccolpi politici e di immagine dovrà anche mettere mano al pallottoliere.
Qualcuno fa notare come Alfano, durante il question time , abbia offerto un assist a Vincenzo De Luca, sposando la tesi che la legge Severino scatta solo dopo la proclamazione.
Un'interpretazione che, secondo alcuni, potrebbe preparare il terreno per una mediazione sul caso Azzollini. In realtà, però, la possibilità di trovare un'intesa tra Renzi e Alfano su questo punto assomiglia semplicemente a una ipotetica dell'irrealtà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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