Cambia il processo penale, con l'obiettivo di concludersi per ogni grado di giudizio entro i 18 mesi di sospensione della prescrizione. Per renderlo più celere ed efficiente, il governo riduce i casi di impugnazione e per frenare la proliferazione di leggi riordina nel codice delitti contro la persona, l'ambiente, il sistema finanziario, l'ordine pubblico.
Parte, insomma, la fase attuativa della riforma approvata a giugno. Il Consiglio dei ministri dà il primo via libera ai provvedimenti di attuazione della legge delega che, dopo il parere delle commissioni parlamentari competenti, torneranno a Palazzo Chigi per l'ok definitivo.
Il primo decreto legislativo riguarda, appunto, le impugnazioni e si fonda sui lavori della Commissione ministeriale istituita dal ministro Andrea Orlando e presieduta da Domenico Carcano. Punta a deflazionare l'enorme mole di procedimenti che schiaccia gli uffici giudiziari e a semplificarne il corso sia in appello che in Cassazione, per attuare finalmente il principio della ragionevole durata del processo.
Si tratta di misure che, insieme alla rimodulazione della prescrizione contenuta nella stessa riforma del codice penale, dovrebbero accelerare quindi i tempi dei processi. In futuro, ad esempio, il pm non potrà più fare appello alle sentenze di condanna, mentre all'imputato sarà precluso l'appello delle sentenze di proscioglimento pronunciate con le più ampie formule liberatorie. Quanto alle impugnazioni da parte del procuratore generale, saranno possibili solo nei casi di avocazione o di acquiescenza del procuratore della Repubblica.
Il secondo decreto legislativo dà invece esecuzione alla «Riserva di codice» e vuole migliorare la conoscenza dei precetti e delle sanzioni da parte dei cittadini, innescando un «processo virtuoso» che freni la moltiplicazione di nuove norme penali.
Anch'esso nasce dai lavori di una commissione ministeriale, quella presieduta da Gennaro Marasca e rimette al centro del sistema il codice penale, per ridurre in futuro l'area dell'intervento punitivo dello Stato. Il riordinamento dei delitti, in macrocategorie, parte dalla tutela della persona e in questo gruppo il decreto inserisce il sequestro di persona a scopo di coazione, le norme sanzionatorie per la violazione di misure previste nel codice civile a tutela di donne e bambini vittime di violenza familiare, quelle per il mancato pagamento dell'assegno di divorzio o di separazione dei coniugi, il doping.
Nel capitolo dei reati ambientali rientra, invece, il delitto di traffico illecito di rifiuti. In quello sulla tutela del sistema finanziario, sono inseriti il delitto di indebito utilizzo di carte di credito o di pagamento o la loro falsificazione. Quanto al settore ordine pubblico, il decreto traspone nel codice penale le circostanze aggravanti dei delitti commessi con modalità mafiose o con finalità di terrorismo, le attenuanti collegate alla dissociazione e interviene anche sulla confisca allargata.
Il governo ieri ha anche approvato la riforma del libro XI del codice di procedura penale, dedicato ai rapporti giurisdizionali con le autorità straniere.
Si tratta di norme che intervengono solo se il caso non è regolato da accordi internazionali. In particolare, si modificano le norme per l'assistenza giudiziaria, così da fronteggiare le nuove mafie transnazionali e si introducono regole speciali per la cooperazione con Stati extra-Ue.
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