Un altro passo verso la parità tra i sessi in l'Arabia Saudita. Le saudite dopo aver avuto accesso alle tribune ora competono anche nel primo torneo di calcio, il Women's Football League. La competizione ha preso il via martedì - anche se non è stata trasmessa in tivù - con 600 giocatori e 24 squadre di Jedda, Riad e Dammam. In palio una coppa e un premio in denaro di 133mila dollari. Il torneo doveva iniziare a marzo, ma la pandemia di coronavirus ha costretto al rinvio.
L'iniziativa è stata lodata come un passo importante per il mondo dello sport saudita e per la partecipazione delle donne. Molti giocatori famosi hanno dato il loro sostegno all'evento, che fa parte delle iniziative del principe ereditario Mohammed bin Salman per modernizzare il Regno, assieme al G20 che si apre in teleconferenza questo sabato.
L'Arabia Saudita ha conosciuto, dalla fine degli anni Settanta, un periodo di chiusure sempre più rigide. La monarchia aveva brandito norme culturali e principi religiosi per negare alle donne il diritto di partecipare ad attività sportive. I religiosi conservatori avevano avvertito che aprire loro allo sport avrebbe portato all'immoralità. Dall'ascesa di Mbs, nel 2017, la rotta è stata invertita. La Saudi Sports for All Federation ha infatti precisato che con questo campionato si vuole «incoraggiare le donne a diventare attive e a partecipare agli sport». Abdullah Alyami, allenatore di calcio saudita e giornalista sportivo, ha ribadito prima delle partite di martedì che è stata «una giornata molto felice per tutti gli atleti, uomini e donne».
Anche le atlete hanno espresso il loro entusiasmo. Come Amal Gimie, 26 anni, centrocampista eritrea del Kings United di Jedda, che così ricorda la sua infanzia. «C'era una partita ogni fine settimana. I ragazzi all'inizio ci hanno fatto giocare come portieri, ma nel 2002 quando ho visto per la prima volta la Coppa del Mondo femminile, la mia passione si è accesa», ha raccontato Gimie, che è anche laureata in sistemi informativi gestionali. Poi ricorda quando è entrata a far parte della prima squadra di calcio femminile a Riad nel 2014. «Era la prima volta che mi iscrivevo a qualcosa di organizzato - ha spiegato - Ero felice di giocare ma allo stesso tempo lo sentivo come un obiettivo irraggiungibile: diventare un'atleta professionista ed entrare in un campionato».
Questa settimana si è svolto in Arabia Saudita anche il primo torneo internazionale di golf femminile. Ma c'è chi rimane critico nei confronti del Regno.
«I sauditi dovrebbero godersi gli eventi sportivi, ma dovrebbero anche godere dei diritti fondamentali come la libertà di espressione» ha fatto notare Michael Page, vicedirettore per il Medio Oriente di Human Rights Watch.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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