Cronache

Basta un cavillo legale. È già fuori dal carcere il ceceno killer di Ciatti

I giudici hanno annullato l'arresto per un difetto di procedura. Il padre: che ingiustizia

Basta un cavillo legale. È già fuori dal carcere il ceceno killer di Ciatti

Catturato in Germania, scarcerato in Italia. Un difetto di forma e la Corte di Assise di Roma mette in libertà Rassoul Bissoultanov, 26 anni, il ceceno che ha pestato a morte Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci in vacanza in Spagna con gli amici. Per l'uomo, da ottobre detenuto nel carcere romano di Rebibbia, la prima udienza per omicidio volontario è fissata al 18 gennaio. Ora Rassoul è libero e difficilmente si presenterà in aula. La Procura di Roma ha accolto la richiesta di scarcerazione in quanto l'imputato non era in Italia quando è stata firmata l'ordinanza di custodia cautelare. «Una giustizia brava a difendere gli assassini e impotente nel difendere le vittime innocenti» dice il padre di Niccolò. Un cavillo che fa infuriare i genitori della vittima. E non solo loro. «In Spagna in 4 anni non sono stati capaci di fare un processo. Adesso ci restano solo amarezza, tristezza, lacrime e rabbia - scrive Luigi Ciatti -, non riusciamo a dare giustizia a Niccolò. Siamo distrutti». L'omicidio, avvenuto tra l'11 e il 12 agosto 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, viene ripreso da decine di testimoni. Nessuno muove un dito per difendere il ragazzo, prima spintonato poi preso a calci da tre ceceni esperti di arti marziali. Tre «bestie» che, dopo aver provocato senza motivo Ciatti, lo atterrano e gli sferrano un calcio alla testa. Un colpo letale: Niccolò muore poco dopo in ospedale. Solo un suo amico cerca di strapparlo alla furia omicida, ma viene bloccato da un altro ceceno, Movsar Magomedov, 24 anni, arrestato in un primo momento dalla polizia spagnola assieme a Khabibul Kabatov, 22 anni. Nel video girato dal sistema di sicurezza della discoteca le immagini del calcio alla nuca di Bissoultanov. Le riprese di uno smartphone fanno il giro del web. Una ragazza francese spiega: «Era grave, gli usciva sangue da un orecchio. Dopo dieci minuti ballavano sul sangue dell'italiano». La polizia catalana non ci mette molto a individuare e arrestare i colpevoli dell'aggressione, tutti figli di rifugiati ceceni residenti a Strasburgo. Per le autorità iberiche un omicidio commesso con tattica paramilitare e che ricorda, drammaticamente, l'assassinio di Willy Monteiro Duarte, 21 anni, pestato a sangue dai fratelli Bianchi, anche loro maestri di Mma, nel 2020 a Colleferro. Un amico di Niccolò, Alessandro Cattani, racconta: «Quando è scoppiato il finimondo ero poco più avanti e Niccolò, invece, camminava dietro a me. All'improvviso è stato spintonato da qualcuno. Niccolò si è girato per capire ed è stato colpito da uno dei giovani. Erano delle bestie. Non si sono fermate neanche vedendolo a terra e gli hanno tirato una pedata. È stato incredibile, sembravano matti. Gente addestrata a colpire, senza scrupoli». Dopo l'arresto in Spagna, Bissoultanov resta in carcere in attesa del processo che, tra rinvii assurdi, emergenza covid e altro, non comincia mai. Trascorsi i termini di carcerazione preventiva il killer viene liberato. La Spagna prima, la Francia dopo negano all'Italia la sua estradizione. Al termine di un'indagine del Ros vengono emessi due mandati di cattura europei. A metà ottobre l'uomo, che avrebbe l'obbligo di dimora in Francia, viene rintracciato in Germania e portato in Italia. Il timore del legale della famiglia, l'avvocato Agnese Usai, è che il processo sarà celebrato in contumacia.

«Le garanzie di un'esecuzione effettiva della pena - spiega Usai - ormai sono veramente labili».

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