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Il bonus da 80 euro? Ha aiutato i redditi alti E ora è fuga dall'Italia

L'Istat smonta le scelte economiche di Renzi Oltre 800mila persone hanno lasciato il Paese

Il bonus da 80 euro? Ha aiutato i redditi alti E ora è fuga dall'Italia

Il governo di Matteo Renzi ha pensato agli anziani trascurando i giovani che, infatti, fuggono dal nostro Paese. È quanto emerge dal rapporto Istat sulla redistribuzione dei redditi nel periodo 2014-2016. Le politiche messe in campo da Palazzo Chigi hanno prodotto effetti positivi in questa direzione perché in tre anni l'indice di Gini, variabile macroeconomica che misura la dispersione statistica dei redditi è passato da 30,4 a 30,1, cioè ha evidenziato una maggiore compattezza dei valori. Il dato potrebbe essere positivo se non sottintendesse anche che la pressione fiscale ha finito con l'azzoppare un po' tutti.

La relazione dell'istituto di statistica rappresenta, inoltre un'ulteriore certificazione del sostanziale fallimento del bonus 80 euro. Nata come detrazione per consentire ai redditi basi di avere più liquidità disponibile per i consumi, si è rivelato uno strumento i cui «effetti maggiori in valore assoluto e come quota di beneficiari si registrano per le famiglie con redditi medio alti». Sembrerebbe un'eterogenesi dei fini, ma - come detto- visto che il bonus si presenta come una detrazione, esso «sfugge» agli incapienti, cioè a coloro che hanno redditi talmente bassi da non poter godere di sconti fiscali perché si tradurrebbero in un credito d'imposta. Accade invece che i più «fortunati» vivano nelle famiglie nelle quale sono presenti più redditi medi che possono usufruire contemporaneamente dello sconto fiscale.

Più efficace l'aumento della quattordicesima per i pensionati (che si esplicherà ulteriormente dal primo luglio) perché è un vantaggio progressivo, ossia si disperde all'aumentare del reddito e dunque va a incidere sul potere d'acquisto. Idem per il Sostegno all'inclusione attiva (da poco diventato Rei) che effettivamente ha fornito un aiuto ai più poveri, ma anche qui qualcosa non ha funzionato perché i 750 milioni stanziati per il 2016 non sono stati spesi interamente. Di qui la valutazione finale dell'istituto che plaude alla diminuzione del rischio di povertà dal 19,2% al 18,4, ma sottolineando che l'intervento pubblico «abbatte drasticamente il rischio di povertà delle famiglie anziane, che sono allo stesso tempo le più esposte e le più tutelate», cioè quelle per cui la redistribuzione consegue il maggior effetto.

Al contrario, le coppie giovani, con e senza figli minori, e quelle adulte con minori, risultano ancora più fragili rispetto alla minaccia della povertà, che aumenta in misura contenuta. I giovani singoli e i monogenitori con figli minori sono i meno tutelati dal sistema di welfare ed evidenziano un rischio di povertà superiore al 30%. Ecco perché hanno dato l'addio all'Italia «matrigna» 509mila nostri connazionali: negli anni bui della crisi economica (dal 2008 al 2015). Le scarse opportunità di lavoro ha costretto oltre mezzo milione di persone a trasferirsi all'estero. La cifra sale a 800mila individui, spiega l'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, se si aggiungono i 300 mila stranieri, soprattutto provenienti dai Paesi dell'Est, che nello stesso periodo sono rimpatriati. Lo studio evidenzia, inoltre, come 380 mila giovani meridionali si siano trasferiti al Nord in cerca di occupazione.

Il sottosegretario Maria Elena Boschi ha commentato con entusiasmo i dati Istat: «Le nostre politiche hanno funzionato». I pentastellati ne hanno approfittato per attaccarla.

La realtà, invece, resta molto, molto più complessa.

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