«Non posso lasciare un'azienda nelle mani di persone che non sono responsabili. Sulle quote fiduciarie non era una questione personale, dovevo pensare alla governance e sotto questo profilo ho ritenuto che Violetta e Giuseppe non fossero abbastanza responsabili».
È un passaggio della deposizione resa lo scorso 20 dicembre al pm di Milano Luca Gaglio in cui Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, si riferisce al contenzioso con i due figli sulla proprietà delle azioni del gruppo e ora finito davanti alla Cassazione.
Il verbale di Caprotti si colloca nella vicenda per cui il primogenito Giuseppe è stato
rinviato a giudizio con citazione diretta per aver diffamato via internet il padre. L'imprenditore 89enne un anno fa aveva spiegato al magistrato di non essere mai «andato contro i figli, sono loro che sono andati contro di me».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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