Cina, Xi verso il potere a vita. E ora mira alle portaerei Usa

Il presidente come Mao e Deng. Pechino realizza modelli di navi nemiche per le esercitazioni militari

Cina, Xi verso il potere a vita. E ora mira alle portaerei Usa

A porte chiusissime, Xi Jinping promette di riscrivere la storia. A partire dalla sua. Il sesto Plenum del Partito comunista cinese ha aperto ieri i battenti che dovrebbe, nelle previsioni, rafforzare la presa del potere del presidente in vista del congresso del Pcc di fine 2022.

I quasi 400 funzionari che compongono il Comitato centrale, tra effettivi e supplenti, si sono riuniti a Pechino per la plenaria di quattro giorni aperta da Xi nel suo ruolo di segretario generale del Pcc con un rapporto di lavoro e «spiegazioni su una bozza di risoluzione sui principali risultati e sull'esperienza storica» per il partito attraverso i suoi 100 anni di storia. Un ambizioso progetto che a partire dal passato dirige lo sguardo al futuro, un futuro che avrà come presidente ancora Xi Jinping.

La risoluzione dunque getterà le basi per il Ventesimo congresso del Pcc durante il quale ci si aspetta che Xi ottenga un inedito terzo mandato, consolidando la sua posizione di leader più potente della Cina dai tempi di Mao Tse Tung. Il plenum cominciato ieri precede di un anno il ventesimo Congresso del Pcc, e l'agenda dei lavori appare studiata attentamente per dare un giudizio sia sul secolo di storia che sul ruolo del suo attuale segretario generale. I media ufficiali statali si sono già adoperati per rimarcare la leadership: la Xinhua, ad esempio, ha sottolineato che Xi è «un uomo di pensieri e sentimenti profondi, un uomo che ha raccolto un'eredità, ma osa innovare e un uomo che ha una visione lungimirante e si impegna a lavorare instancabilmente». E dunque sarà potere a vita per Xi Jinping? I segnali in effetti ci sono.

Già a fine 2012, in uno dei suoi primi discorsi pubblici da segretario generale, rievocò i tempi bui delle sconfitte subite nelle guerre dell'oppio e introdusse il concetto di «rinnovamento nazionale». Ora Xi eleverà ulteriormente il proprio status all'interno del partito, già considerato in linea con quello dei suoi due più illustri predecessori per le mosse da lui stesso compiute: allo scorso Congresso del partito, nel 2017, fece iscrivere il suo nome e il suo contributo ideologico nella carta fondamentale del partito, mentre l'anno successivo, quando eliminò il vincolo del doppio mandato presidenziale, spianando la strada per una leadership a tempo indeterminato, inserì il suo pensiero nella Costituzione cinese. In una narrativa ufficiale che circola da anni, Mao ha risollevato il popolo, Deng lo ha reso ricco, e Xi, questo è il suo compito, lo ha reso forte.

Già dal 2017 era apparso evidente che non c'era un erede, un dirigente politico nella cerchia ristretta dei sette membri del Comitato Permanente del Politburo che potesse un giorno prendere le redini del partito e della Cina, al posto del segretario generale.

Xi ha già parzialmente rotto con la tradizione e il prossimo Congresso, ci si aspetta, sancirà definitivamente questo strappo, ormai inserito in un ordine plasmato dallo stesso leader. Le aspettative per l'appuntamento politico in corso a Pechino sono per una risoluzione che, nel lessico, giustifichi la posizione e il ruolo di Xi alla luce della rilettura - e della riscrittura - della storia del partito, e lo proietti per un terzo mandato al vertice dello stesso.

Intanto una scoperta fatta grazie alle immagini satellitari, getta gli Stati Uniti in allarme. L'esercito cinese usa modelli e riproduzioni di portaerei Usa come obiettivi nelle esercitazioni svolte in una zona remota del deserto occidentale.

Dalle immagini satellitari, si legge sul sito web Us Naval Institute, emerge che l'Esercito popolare di liberazione (Pla) si starebbe concentrando sugli attacchi e la «neutralizzazione» di uno dei mezzi chiave del potere americano: nel deserto del Taklamakan, nello Xinjiang, sono state riprodotti una portaerei e due cacciatorpedinieri missilistici guidati classe Arleigh

Burke.

Entrambi sono in dotazione alla Settima flotta Usa nel Pacifico occidentale, comprese le acque intorno a Taiwan, a dimostrazione che l'interesse di Pechino è contrastare la potenza dei gruppi di attacco degli americani.

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