Cnel, Boschi voleva abolirlo Adesso piazza i fedelissimi

Gian Maria De Francesco

Roma Il governo Gentiloni si appresta a effettuare una raffica di nomine: domani, infatti, è atteso in Consiglio dei ministri il decreto con il quale si procederà all'insediamento dei consiglieri del Cnel, l'organo costituzionale «salvato» dal no al referendum del 4 dicembre 2016. Si tratta di quarantotto esponenti della categorie (sindacati, Confindustria, Confcommercio e tutte le altre associazioni datoriali e della cooperazione) e di dodici componenti di nomina politica. Questi ultimi, secondo i rumor di Palazzo, sarebbero legatissimi tanto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi (che negli ultimi mesi ha «spinto» molto affinché il governo si occupasse della vicenda), quanto al presidente dell'istituzione, il giuslavorista Tiziano Treu. L'iter, avviato la scorsa estate, si è arenato per via dei ricorsi di alcune associazioni che hanno lamentato l'esclusione dall'assise in spregio della loro rappresentatività.

Posto che si tratta di una ratifica e che la maggior parte dei consiglieri è, appunto, diretta espressione del mondo del lavoro, si pone tuttavia un problema di natura politica. Il governo Gentiloni, in carica per il disbrigo degli affari correnti, sta «scavalcando» il nuovo Parlamento e, soprattutto, l'esecutivo prossimo venturo che difficilmente rispecchierà le sensibilità della maggioranza uscente. In secondo luogo, sarebbe necessario dibattere anche una questione meramente «economica». Le spese del Cnel sono state abbondantemente tagliate negli anni della crisi e ai suoi componenti non veniva riconosciuta più alcuna indennità (in precedenza erano circa 25mila euro annui lordi). Attualmente il Consiglio costa poco più di 5 milioni all'anno proprio in virtù dell'austerity, ma la legge di Bilancio 2018 ha ripristinato la possibilità di erogare i rimborsi spese di vitto e alloggio per i consiglieri che partecipano alle sedute. La circostanza ha destato non pochi sospetti.

Ultimo ma non meno importante il dibattito sul ruolo del Cnel.

Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (questo il nome per esteso) doveva fungere, secondo i padri costituenti, da camera di compensazione degli interessi di categorie produttive e sindacati. Attualmente funge da «elaboratore» di proposte in materia economica e da archivio dei contratti nazionali. Un po' poco per un organo di rilevanza costituzionale.

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