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Il Conte verde si piega alla plastic tax europea E perde la partita Mes

Oggi il Consiglio sul bilancio Ue 2021-2027 Verso un'altra ecotassa: 80 centesimi al chilo

Il Conte verde si piega alla plastic tax europea E perde la partita Mes

Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri oggi parteciperà al Consiglio europeo straordinario dedicato alla riforma del bilancio. Terrà il punto sulle modifiche del budget dell'Ue di qualche punto decimale. E potrebbe anche presentare come una vittoria un probabile respingimento della proposta del presidente del Consiglio Charles Michel.

Ma l'Italia ha ben chiaro da che parte stare in un dibattito. Tra i paesi che vorrebbero desinare all'Ue una quota di Pil europeo più consistente. Per farlo vuole anche aumentare le «risorse proprie» dell'Unione. In sostanza le tasse, i cui proventi vanno direttamente a Burxelles.

Ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, riferendo alla Camera sul consiglio di oggi, si è detto a favore dell'introduzione di «nuove forme di finanziamento capaci di assicurare il giusto contributo al benessere collettivo da parte delle grandi imprese digitali». Ed è un endoserment alla digital tax europea. Un sacrificio richiesto anche a chi «sfrutta le differenze di tassazione». Poi ha citato gli «speculatori finanziari» e i «grandi inquinatori».

In sostanza l'Italia si appresta a dare il via libera alla tassa sulla plastica non riciclata, che dovrebbe valere circa sei miliardi di euro all'anno a livello comunitario. E sarebbe di 80 centesimi al chilogrammo, più alta di quella italiana (45 centesimi) prevista a partire da luglio. Non è chiaro se il premier voglia sommare le due imposte.

Nella risoluzione di maggioranza, tutti i partiti della coalizione di governo hanno sostenuto la proposta.

Possibile che oggi il Consiglio dedicato al bilancio europeo 2021-2027 si areni. Comunque, ha sottolineato ieri Renato Brunetta di Forza Italia, si parla di un 1% di Pil dell'Unione, contro bilanci nazionali che valgono 50 volte tanto. L'Ue può invece molto sui regolamenti e il rischio è che l'Italia perda due partite importanti: la riforma della governance e quella del Mes.

Alla fine «ha vinto la logica del Carciofo», ha sintetizzato Brunetta. In sintesi, la logica del più forte «che impone al più debole le sue scelte affrontare i problemi uno a uno».

Le riunioni di lunedì e martedì di Eurogruppo ed Ecofin hanno rimarcato come «gli Stati membri con alti livelli di debito pubblico devono perseguire politiche prudenti». Anche in presenza di economia con il freno a mano, i governi non dovranno rispondere con più spesa pubblica. Perché resteranno in vigore i vincoli del Patto di stabilità. Per noi, che abbiamo alto debito, spazi di spesa nulli. Il tutto, dal punto di vista dell'Italia, alla vigilia di una manovra che ha già un conto da 20 miliardi (il rinvio degli aumenti dell'Iva), promesse politiche costosissime (come la riforma fiscale che potrebbe costare 10 miliardi) e una crescita bassissima.

Ieri Conte, riferendo alla Camera dei deputati sul consiglio odierno, ha detto che «Noi non possiamo accettare un tasso di crescita allo 0,3%, potrà essere anche di più». Il riferimento è al dato della crescita rivisto recentemente dalla Commissione europea, sul quale probabilmente convergerà anche il governo quando si tratterà di presentare il Def (oggi la previsione ufficiale è ancora allo 0,6%). Il problema è che più di un osservatorio prevede un Pil a zero, se non la recessione (ultima la banca d'affari Nomura).

Un primo passo in una direzione che non è favorevole all'Italia. Seguiranno altri, teme Brunetta. La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è fissata. Nessuna modifica ai capitoli critici per l'Italia, come le clausole di azione collettiva sui nuovi titoli pubblici, che espongono a rischi la gestione del debito italiano. Il passo fondamentale sarà a marzo.

Ma le speranze di cambiare un testo che in Italia non piace a nessuno sono nulle.

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