"Così l'Oms voleva spedire in Bulgaria l'uomo che accusava Guerra sul dossier"

Lo scandalo del report sparito finisce sulla stampa internazionale. Una spallata alla credibilità dell'Italia che preoccupa Palazzo Chigi

"Così l'Oms voleva spedire in Bulgaria l'uomo che accusava Guerra sul dossier"

And then there were none. Alla fine non rimase nessuno, avrebbe detto Agatha Christie. Al netto delle smentite di prassi, il destino di Roberto Speranza al ministero della Salute è appeso a un filo sottilissimo, che l'articolo di ieri contro Ranieri Guerra sul report Oms sparito di Der Spiegel - testata molto letta a Bruxelles e nei Paesi «frugali» che odiano l'Italia - potrebbe aver definitivamente spezzato. Lega e Forza Italia da giorni reclamano la testa dell'esponente Leu: il suo esilio dorato si chiama Europa, al posto o al fianco di Sandra Gallina, la (criticatissima) italiana scelta dal commissario europeo Ursula Von der Leyen per negoziare i contratti sui vaccini che tanto fanno discutere.

Il suo entourage ovviamente nega - Il Giornale ha inutilmente provato a contattare il suo portavoce - in serata Speranza ha scaricato Guerra a Porta a Porta («Noi non abbiamo competenza in questa materia, ci fidiamo della magistratura») ma il conto alla rovescia sembra partito. Nell'angolo ci sono anche il suo capo di gabinetto Goffredo Zaccardi e il portavoce del Cts Silvio Brusaferro, tirati pesantemente in ballo per il report fantasma dell'Oms che inchiodava la gestione della pandemia. Dalle chat in mano alla Procura di Bergamo che indaga per epidemia colposa, Brusaferro, Zaccardi e Speranza sapevano dell'esistenza del report, che in origine doveva essere concordato, ma ne avrebbero voluto poi edulcorare alcuni passaggi che imbarazzavano l'esecutivo Conte. Come il box a pagina 19, segnalato per primo dal Giornale, che evidenziava i limiti dei parametri Oms sul tracciamento, vedi il caso del paziente zero di Codogno, trovato solo grazie all'intuizione felice di una anestesista che aveva forzato il protocollo. Una distorsione della verità orchestrata da Guerra, incastrato dal successivo (ma inutile) pressing su Francesco Zambon, il coordinatore dei ricercatori italiani della sede Oms di Venezia, definiti «somarelli».

La discordanza con le versioni fornite ai pm e le prove documentali potrebbe investire il gotha del ministero della Sanità attuale e recente - dai ministri Giulia Grillo a Beatrice Lorenzin - e questa è una eventualità di cui il premier Mario Draghi sarebbe al corrente e che saggiamente vorrebbe evitare. Dopo Angelo Borrelli, Agostino Miozzo, Domenico Arcuri e Ranieri Guerra, scaricato definitivamente anche dall'Oms nonostante i proclami di facciata e l'eventuale uscita di Speranza, Zaccardi e forse del direttore dell'Iss Brusaferro, la linea di comando che ha gestito la prima parte della pandemia sarebbe definitivamente cancellata.

L'addio di Speranza sarebbe peraltro una sorta di vittoria a tavolino del team di legali che ha chiesto al governo il risarcimento per le morti nella Bergamasca e che tanto si è speso per trovare il report fantasma Oms, mossa decisiva - è il caso di ricordarlo - anche per la Procura guidata da Antonio Chiappani.

Ormai il pasticcio all'Oms è esploso sui giornali internazionali, dove Guerra viene dipinto come «un alto funzionario Oms che si è vantato di aver sabotato un rapporto critico con il suo Paese d'origine». «Se i messaggi di chat fossero stati corretti - ragiona Der Spiegel - il capo dell'Oms avrebbe fatto una campagna personale per far sparire una pubblicazione critica da parte del suo staff». Ma l'Oms nega, perché sa bene che Guerra «ha messo a rischio con frivolezza la reputazione della sua istituzione».

Poi lo Spiegel va oltre e denuncia il tentativo dell'Oms di silenziare Zambon spedendolo in Bulgaria: «Un chiaro tentativo di metterlo a tacere come sospetto informatore e testimone». Se non è un epitaffio per Guerra (e Speranza) poco ci manca.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica