Coronavirus

È crisi pure per i grandi. Calzedonia non paga l'affitto dei suoi negozi

Il colosso dell'intimo soffre: potrebbe saldare il 30% del canone solo quando riaprirà

È crisi pure per i grandi. Calzedonia non paga l'affitto dei suoi negozi

La crisi economica provocata dalla pandemia si toccava con mano da settimane. Sono state innumerevoli le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti che, fermati dal lock down, annunciavano l'impossibilità di far fronte alle scadenze di affitti, bollette, imposte, contributi eccetera. Le proteste fioccavano e continuano ad aumentare, manca la liquidità e il decreto del governo per ora è fermo nei meandri della burocrazia bancaria, mentre fino a ieri l'assegno della cassa integrazione non era ancora stata pagato ad alcun lavoratore. La crisi, che finora ha messo in ginocchio le piccole e le microimprese, ora colpisce anche le medie e i colossi che non riescono più a far fronte alle spese correnti senza poter produrre e vendere. Come il gruppo veronese Calzedonia, conosciuto in tutto il mondo anche per gli altri brand dell'azienda Intimissimi, Tezenis, Falconeri -, che è presente in 50 Paesi con 4.600 punti vendita (1.400 in Italia), più di 36mila dipendenti e un fatturato di oltre 2,3 miliardi di euro nel 2018. In aprile la società ha interrotto per la prima volta il pagamento degli affitti relativi ai suoi punti vendita in Italia, canoni che vengono saldati anticipatamente ogni 5 del mese, e ha inviato una lettera ai proprietari degli immobili con cui ha stipulato i contratti di locazione per i suoi negozi in Italia. «() Riteniamo non dovuti i canoni di locazione dalla data di chiusura del punto vendita avvenuta il 10 marzo e finché non sarà possibile riprendere appieno l'attività scrive Calzedonia - il canone di locazione anticipatovi per il mese di marzo potrà essere trattenuto quale acconto per i nostri futuri obblighi. Stante l'imprevedibile evoluzione dell'emergenza ci riserviamo sin da ora di valutare ulteriori e diverse richieste ma vi facciamo presente che prima di riprendere il pagamento del canone, una volta normalizzata la situazione, dovremo discutere delle nuove condizioni alla luce delle perdite subite e del preventivabile successivo minor afflusso di clientela. Ci teniamo a precisare che siamo stati obbligati ad assumere, nostro malgrado, questa iniziativa a causa dell'eccezionale situazione d'emergenza che sta colpendo duramente in particolare il nostro Paese». Secondo indiscrezioni, Calzedonia sarebbe pronta a offrire il 30% del canone da quando riapriranno i punti vendita. Un'offerta che potrebbe essere respinta da alcuni o molti proprietari di immobili, spingendo in tal caso alla chiusura dei punti vendita.

Per far fronte a questa emergenza, il governo aveva introdotto per il mese di marzo un credito d'imposta del 60% sulle locazioni commerciali, ma evidentemente la misura è del tutto inadeguata visto che la liquidità serve subito e non a babbo morto. Oltretutto la norma riguardava soltanto gli immobili della categoria catastale C/1. Secondo il Centro Studi Confimprese, il 90% dei suoi associati ha revocato i bonifici automatici per il pagamento anticipato dei canoni d'affitto per il trimestre aprile-giugno. «Prevediamo che in tutta Italia il 30% dei negozi non riuscirà più ad aprire.

Nel tempo spariranno molti retailer perché non ce la faranno a sopravvivere», aveva affermato il presidente di Confimprese Mario Resca.

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