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Dibba ci annette a Pechino. Nuova rottura in maggioranza

L'ex deputato M5s si batte per un "rapporto privilegiato con la Cina". Pd e Italia viva chiedono un chiarimento

Dibba ci annette a Pechino. Nuova rottura in maggioranza

Nel M5s c'è chi lo liquida come una specie di mitomane «assetato di visibilità», ma alcuni passaggi della lettera di Alessandro Di Battista al Fatto Quotidiano già al mattino vengono ripresi da tutte le agenzie. L'ex deputato si considera un esperto di politica estera e il tema è il futuro posizionamento dell'Italia nello scacchiere internazionale del dopo-Coronavirus. Secondo il grillino viaggiatore «la Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo». Meglio tenersi buona la dittatura comunista cinese, quindi. Anzi l'Italia dovrebbe costruire un rapporto privilegiato con il regime di Xi Jinping per «mettere sul piatto delle contrattazioni europee tale relazione». Pieno appoggio alla linea del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che da quando si è insediato bacia la pantofola ai satrapi del Dragone. Di Battista lo spiega dalle colonne del giornale diretto da Marco Travaglio, parlando di «un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio ministro dello Sviluppo Economico prima e degli Esteri poi». Una sorta di arma di ricatto da sfruttare sui tavoli europei: «Ci spingeranno ad indebitarci per poi passare all'incasso ma noi abbiamo delle carte da giocarci in sede di contrattazione». E la nostra marcia in più per Dibba è la devozione a Pechino. Il ragionamento prosegue con la rivalutazione delle strategie di influenza di Xi: «La Cina è riuscita a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno».

Le reazioni non si fanno attendere. Andrea Romano, deputato Pd e membro della Commissione Esteri a Montecitorio, apre un'altra faglia nella maggioranza con un tweet durissimo: «Di Battista vorrebbe fare dell'Italia il servo sciocco del totalitarismo cinese». All'attacco Italia Viva, che chiede a Conte e Di Maio di dissociarsi. Il deputato renziano Gianfranco Librandi accusa Di Battista di volere che l'Italia diventi «la ventitreesima provincia cinese». Il capogruppo di Iv al Senato Davide Faraone scrive: «Mi auguro che Conte e Di Maio non restino in silenzio». Carlo Calenda, europarlamentare e fondatore di Azione! parla di «un intervento pieno di imbecillità». Da +Europa il segretario Benedetto Della Vedova si chiede: «No al Mes o andiamo con Pechino? È questa la base della trattativa che farà Conte al Consiglio Ue?». Daniela Ruffino, deputata di Fi, riflette: «Le giravolte del M5s sono più rischiose del Covid-19».

Il ciclone Dibba si abbatte sulle chat dei parlamentari del M5s. L'appello per boicottare la riconferma di Claudio Descalzi come Ad dell'Eni ha surriscaldato il dibattito interno. Un deputato al Giornale parla di «un putiferio». «Migliaia di messaggi» in cui si attacca la mossa dell'ex parlamentare romano. In un messaggio, visionato dall'AdnKronos, il deputato Gabriele Lorenzoni scrive: «Facciamo la lista dei puri e la lista dei c*******...». Gilda Sportiello, vicina a Roberto Fico, dice: «Esistono sciacalli e sciacalli. Chi come Salvini lo fa a modo suo e chi ogni tanto resuscita per tenere caldo il suo posto al sole». Paola Carinelli, compagna del reggente Vito Crimi, sfida i ribelli: «Abbiano il coraggio di firmare una sfiducia al governo, se no sono solo codardi». L'accusa, da parte della maggioranza del gruppo, è di voler spaccare il M5s.

Con Il Giornale uno dei partecipanti alla chat tira le somme: «È la rappresentazione evidente di un mondo di correnti che scalpitano per apparire».

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