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Il dramma di Wuhan, le armi di domani: Cina sospesa tra isolamento e riscossa

Le accuse, respinte, del virus di laboratorio, gli aiuti al mondo non sempre apprezzati. Ma c'è disponibilità a lavorare con tutti

Il dramma di Wuhan, le armi di domani: Cina sospesa tra isolamento e riscossa

La Cina ha le idee chiare su come sconfiggere una volta per tutte il Covid-19. La ricetta di Pechino è una: collaborare con i Paesi del mondo affinché tutti possano superare, insieme, questa fase critica. Eppure, nonostante la responsabilità mostrata dal governo cinese, molti hanno preferito (e preferiscono tutt'ora) puntare il dito contro Pechino, sollevando ipotesi non verificate sulle origini del virus e mettendo in discussione il contributo offerto nella lotta contro la Sars-CoV2.

Partiamo dall'inizio. Quando alla fine del 2019 nella città di Wuhan iniziano a moltiplicarsi casi di pazienti affetti da strane polmoniti, le autorità cinesi si attivano per cercare di capire cosa stia accadendo. Nel giro di pochi giorni, tra dicembre e gennaio, la Cina informa l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Non solo: nelle settimane successive gli scienziati cinesi condividono con la comunità scientifica la sequenza del genoma del virus. E, quando il Covid-19 si diffonde nello Hubei, il governo cinese decide di isolare tutta la provincia, prima dell'intero Paese. Un sacrificio, quello cinese, che ha dato vita a un modello sanitario plaudito tanto dall'Oms quanto dal resto del mondo.

Arriviamo al 20 aprile. Quel giorno si tiene una riunione virtuale a cui partecipano i ministri della Salute del G20. L'autorità sanitaria cinese chiede cooperazione a livello internazionale per la prevenzione e il controllo congiunto nella lotta alla pandemia provocata dal Covid-19. L'appello viene rivolto alla comunità internazionale da Ma Xiaowei, ministro responsabile della Commissione Sanitaria Nazionale. E così, mentre gli Stati Uniti attaccano l'Oms, Pechino invita tutte le parti a continuare a sostenere il ruolo guida dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Ma non è finita qui, perché il ministro chiede anche sforzi congiunti per fornire aiuti ai Paesi sanitari dotati di sistemi sanitari vulnerabili. «Abbiamo migliorato continuamente il nostro lavoro di prevenzione, controllo e cura e abbiamo condiviso la nostra esperienza con il mondo», ha dichiarato nell'occasione Ma, sottolineando che il governo cinese si è fatto trovare pronto per inviare materiali e medici a 127 Paesi e a quattro organizzazioni internazionali.

In ogni caso l'atto di responsabilità più grande offerto al mondo intero dalla Cina e dal suo popolo, formato da 1,4 miliardi di persone, è stato sicuramente quello di aver formato una prima linea di difesa dal virus per il mondo, consentendo agli altri Stati di organizzarsi al meglio per contenere l'avanzata dell'epidemia. Non a caso anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha commentato gli sforzi di Pechino dichiarando che «i sacrifici fatti dal popolo cinese rappresentano un grande contributo per tutta l'umanità».

Seguendo i principi di trasparenza, responsabilità e apertura, il 26 marzo, durante la videoconferenza dei leader del G20, il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che «gli esseri umani sono una comunità dal futuro condiviso» e che «l'unità e la cooperazione sono le armi più efficaci» per combattere il virus.

Alle parole sono seguiti anche i fatti, visto che la Cina, dopo aver messo sotto controllo l'epidemia nel proprio territorio, ha iniziato a fornire tutto l'aiuto possibile agli altri Paesi. E lo ha fatto non per essere ricambiata, ma per proseguire nella costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso.

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