Coronavirus

Due pediatre "arruolate" per telefonare ai parenti

Se c'è una cosa che questo virus sta mandando all'aria è la dignità della morte, il dirsi addio, il potersi preoccupare per chi è ricoverato

Due pediatre "arruolate" per telefonare ai parenti

Se c'è una cosa che questo virus sta mandando all'aria è la dignità della morte, il dirsi addio, il potersi preoccupare per chi è ricoverato. E ovviamente per i medici e gli infermieri, tra doppi turni e notti in bianco, è impossibile rispondere a tutte le telefonate dei parenti in ansia per i malati.

Per questo all'ospedale di Varese, Valentina Milan e Roberta Cardani, due pediatre dell'équipe di Massimo Agosti, sono state arruolate nel reparto Covid. Non devono occuparsi di bambini ma di telefonate. Da qualche giorno sono alle prese con le chiamate dei parenti dei pazienti ricoverati, li informano sulle loro condizioni, rispondono alle loro domande. E, può sembrare una banalità, ma per un figlio che prega a casa, per una moglie che aspetta, per una famiglia che vede trascorrere i giorni senza sapere nulla, è una manna dal cielo poter avere un interlocutore. Rende tutto più umano, anche la distanza.

«La scelta di coinvolgere i colleghi pediatri in questo compito nasce da una duplice ragione spiega Francesco Dentali, alla guida del reparto di Medicina ad alta intensità all'ospedale di Circolo Innanzitutto i pediatri sono a tutti gli effetti dei medici internisti, perfettamente in grado di capire nel dettaglio lo stato dei nostri pazienti. Inoltre, sono caratterizzati da una sensibilità aumentata, se così possiamo dire, legata al loro specifico campo d'azione».

«I pediatri aggiunge Agosti sono per antonomasia gli specialisti più esperti nella comunicazione al parente, visto che per ogni piccolo paziente si trovano a dover gestire la comunicazione con i genitori». E i risultati si vedono. A confermarlo sono gli stessi parenti, che si sentono meno «persi», meno abbandonati e possono avere notizie.

A Varese l'umanizzazione delle cure, anche in questa fase in cui tutti i cardini della normalità sono saltati, sta molto a cuore ai medici. Tanto che hanno «assunto» anche un assistente robot per comunicare più spesso con i pazienti.

Alto quanto un bambino di sette anni, il robottino entra nelle camere e permette di monitorare i malati a distanza: grazie alla telecamera di cui è dotato, il personale vede il paziente e il monitor che ha accanto senza accedere fisicamente alla stanza, riducendo così il consumo di dispositivi di protezione e risparmiando tempo, compreso quello per la vestizione e la svestizione.

Commenti