Eitan apre gli occhi: "Respira da solo"

Il piccolo di cinque anni è l'unico sopravvissuto. Con lui ci sono la zia e una psicologa

Eitan apre gli occhi: "Respira da solo"

È l'ora dell'angoscia. Eitan si sta risvegliando. Superstite di cinque anni tra le quattordici vittime che erano con lui sulla funivia verso il Mottarone. Ieri ha aperto gli occhi. «Estubato», dicono in gergo i medici. Respira da solo vuol dire. «È aiutato con un po' di ossigeno», specificano loro. È una buona notizia ma intanto è diventato un orfano. E non se ne va quella patina pesante di angoscia e di dolore che accompagna la buona notizia del miglioramento. Risvegliarsi vuol dire anche capire. E lui a cinque anni ha perso tutto. Tra quei passeggeri c'era tutto il suo mondo, gli altri sono andati e lui è rimasto qua.

C'è l'ultima foto di famiglia, chissà se l'ha scattata la mamma o il papà che gli era accanto. Lui è grande e grosso rispetto a quel corpicino di bambino, fisico possente che nell'impatto ha avuto la prontezza di sollevarlo e abbracciarlo, tenerlo forte a sè come neppure il migliore degli scudi dei super eroi. Lo hanno chiarito anche i soccorritori. «Salvato dall'abbraccio del padre», l'impatto attutito, lui che viene portato in eliambulanza all'ospedale di Torino. È cosciente, a differenza dell'altro bambino che viaggiava insieme a lui e che è morto nel pomeriggio dopo ore di agonia. Quando i soccorritori prendono Eitan, è reattivo, ha paura e piange, è sconvolto «ho paura, non mi toccate». Un instante prima era là, in alto con tutta la sua famiglia, i suoi genitori, i bisnonni, il fratellino di due anni. L'adrenalina per la gita, l'impazienza di arrivare, dare la mano ai nonni. Eitan è di spalle, si vede la testa, si immagina lo stupore sul suo volto, gli occhi spalancati a indicare il panorama mozzafiato sotto. Addosso ha una magliettina rossa a maniche corte e dalla manina spunta un tatuaggio ad acqua. È un attimo prima dell'inferno. Un istante che separa la vita dalla morte, il destino suo da quello dei suoi. Il futuro di uno, il passato di tutti gli altri.

Ricoverato all'ospedale infantile Regina Margherita, il bambino «non è ancora completamente cosciente». I sanitari proseguono «con un risveglio lento, visto che le sue condizioni sono ancora critiche», fanno sapere.

Accanto a lui ci sono la zia Aya che da domenica scorsa non lo ha più lasciato e una psicologa: «È stato estubato e sta riprendendo conoscenza» ha spiegato Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute. «È una fase particolarmente delicata», sottolineano i medici. «C'è una graduale ripresa di coscienza che richiede tempo e sostegno psicologico. Ha già riaperto gli occhi ed è importante che accanto a sé abbia trovato volti conosciuti». La zia è il suo salvagente per non impazzire di dolore. Di paura. «La notte ha confermato la staticità clinica del bambino - conclude La Valle - un ulteriore segnale positivo nonostante le situazioni critiche. A tre giorni dal suo ricovero al Regina Margherita di Torino, piccoli colpi di tosse, qualche movimento e momenti di respiro spontaneo, i primi segnali di speranza arrivati martedì, quando i medici hanno dato il via alle procedure per il risveglio, diminuendo lentamente il dosaggio dei medicinali per la sedazione.

La sua storia ha commosso tutto il mondo. E in ospedale è arrivato anche un disegno dai suoi compagni di classe. Decine di manine colorate su una tela bianca, l'una sopra all'altra in una simbolica catena per dire a Eitan «forza, ti vogliamo bene, ti aspettiamo».

Ieri mattina anche la sindaca di Stresa, Marcella Severino è arrivata all'ospedale Regina Margherita per incontrare la zia di Eitan: «È una gran bella persona. Al di là della tragedia che sta affrontando, ha una grande forza che le serve per stare vicino al suo nipotino. Ora speriamo che questo abbraccio del padre, che potrebbe averlo salvato, continui anche dal cielo».

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