"Ennesimo processo politico vogliono riscrivere la storia"

L'amarezza di Berlusconi dopo la sentenza di Napoli: "Verdetto assurdo, ma continuo ad agire nell'interesse del mio Paese". Fi compatta: questa non è giustizia

"Ennesimo processo politico vogliono riscrivere la storia"

Silvio Berlusconi torna in mattinata a Roma e attende a Palazzo Grazioli la sentenza del collegio della prima sezione penale del Tribunale di Napoli per la presunta compravendita di senatori. Un procedimento basato, secondo l'ex premier, su presupposti inconsistenti, ma rispetto al quale non filtra ottimismo fin dalle prime ore della giornata.

La reazione a caldo del presidente di Forza Italia alla condanna a tre anni è secca: «Si tratta dell'ennesimo processo politico, stanno cercando di riscrivere la storia». In serata, poi arriva il comunicato ufficiale: «Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell'interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare». L'obiettivo della sentenza è chiaro: «Una persecuzione giudiziaria per ledere la mia immagine di protagonista della politica».

Più nel merito il ragionamento che si ascolta in ambienti forzisti si concentra sul fatto che Sergio De Gregorio smise di appoggiare Romano Prodi già nel 2006. Circostanza che rende logicamente impossibile l'acquisizione di un suo ruolo decisivo nella caduta del premier nel 2008. Così come si fa notare che in questa legislatura siamo ormai vicini alla soglia del trecento cambi di gruppo - «ci sono stati vorticosi cambi di casacca e una potente attività di caccia al parlamentare di opposizione da parte dell'attuale presidente del Consiglio» dice Annamaria Bernini - senza che questo abbia mai interessato le Procure.

«È una sentenza clamorosamente ingiusta e ingiustificata», dice Niccolò Ghedini, difensore di Berlusconi, sottolineando che il processo si prescriverà il 6 novembre. Ghedini esprime, comunque, l'auspicio che la Corte di appello assolva Berlusconi nel merito. Duro il giudizio della responsabile Comunicazione, Deborah Bergamini. «Un processo politico, nato come tale e portato avanti con un teorema precostituito. Quello che accade da vent'anni a questa parte al presidente Berlusconi è inaccettabile». E Francesco Paolo Sisto, altro avvocato azzurro, fa notare come la Costituzione non preveda il vincolo di mandato. «Oggi si ratifica l'adagio che, per una parte della giustizia italiana, quando l'imputato è Berlusconi, non ci sono limiti, non c'è ragionevolezza, non c'è diritto». Mentre Altero Matteoli parla di «sentenza spot per minare l'immagine del centrodestra» e i 69 deputati azzurri esprimono con una lettera «solidarietà, stima, vicinanza e affetto al nostro presidente».

Al netto delle traversie giudiziarie Berlusconi non mostra grande entusiasmo in mattinata neppure per l'ennesimo rilancio giornalistico sulla volontà azzurra di rimettere in piedi il Patto del Nazareno. «Il Nazareno è morto con la designazione di Mattarella alla presidenza della Repubblica» ripete. La linea indicata è quella di una opposizione «istituzionale» e non urlata, ma sempre e comunque di opposizione. Naturalmente se dovessero esserci aperture alle richieste azzurre - premio alla coalizione o elettività dei senatori - potrà esserci una collaborazione «a obiettivo». Uno schema applicato ieri in commissione Lavori pubblici al Senato dove nella discussione sulla riforma della Rai è stato approvato l'emendamento Gasparri-Minzolini-Gibiino che conferma il ruolo della Vigilanza nella nomina del presidente.

In merito alle scelte strategiche europee resta salda l'adesione al Ppe. Berlusconi, in un colloquio con l'europarlamentare Remo Sernagiotto, ha ribadito di non avere alcuna intenzione di mettere in discussione l'appartenenza alla famiglia politica dei Popolari.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica