La «guerra» dei migranti usati come bomba umana dal sultano Erdogan contro la Grecia si sta alimentando con fake news, trucchi sui social per incanalare l'ondata verso l'Europa e pura propaganda. Secondo, Ekrem Canalp, governatore turco della provincia di Edirne, zona calda di confine, ieri i greci hanno sparato pallottole vere uccidendo un migrante e ferendone altri cinque. Sicuramente alla frontiera terrestre di Pazarkule-Kastanies sono andati avanti per ore gli scontri fra la polizia greca ed i migranti, lasciati passare dai turchi, che vorrebbero entrare in Europa. Lacrimogeni, granate assordanti e forse proiettili di gomma sono stati utilizzati per blindare la frontiera, ma il governo greco ha seccamente negato non solo l'utilizzo di munizionamento reale, ma che i suoi agenti abbiano ucciso qualcuno. «La parte turca crea e diffonde fake news contro la Grecia. Oggi hanno creato un'altra di queste falsità con migranti feriti e un morto presumibilmente per fuoco greco. Lo smentisco categoricamente» ha sostenuto il portavoce del governo Stelios Petsas. I greci avevano già accusato i turchi di lanciare lacrimogeni per alimentare il caos.
Tutti i riflettori sono puntati sul lato greco del confine e passano in secondo piano dei video che mostrano le violenze turche da parte di civili, almeno in apparenza, che in cittadine come Marash prendono d'assalto esercizi commerciali dove lavorano i rifugiati siriani intimandoli di andarsene verso il confine.
Anche sui numeri si sta giocando un'opera di propaganda psicologica. Ogni giorno il ministro dell'Interno turco aggiorna i dati. Ieri sosteneva che hanno attraversato il confine dell'Unione europea 135.844 migranti. In realtà sembrano che siano di meno e soprattutto in ben pochi sono riusciti a passare. Gli altri restano in una sorta di limbo di fronte al cordone di sicurezza messo in piedi dai greci. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha minacciato che oggi sono «centinaia di migliaia, ma presto saranno milioni».
E ieri la propaganda ha messo in rete le foto in bianco e nero di profughi greci che fuggivano dall'occupazione nazista del 1942 verso la Turchia. Tutto per dimostrare quanto cattivi sono gli europei a non accogliere i migranti che lo stesso sultano ha causato mestando nel torbido della guerra in Siria.
«Le frontiere esterne dell'Unione europea non sono aperte e non devono essere aperte» ha chiarito la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. E sottolineato che «molte persone sono state spinte alla frontiera greca da false promesse, manipolazioni e ora sono intrappolate».
I trucchi turchi riguardano anche mappe con le rotte da seguire fino a Milano e oltre mandate in onda dal canale in arabo Trt della televisione pubblica turca. Lo stesso miraggio è stato lanciato sui social e via whatsapp con tragitti in giallo lungo la rotta balcanica e in azzurro via mare verso l'Italia, che partono tutti da Idlib, l'ultima sacca ribelle in Siria sotto assedio.
Il titolo della mappa non lascia dubbi: «I percorsi che i rifugiati dalla Turchia possono percorrere per raggiungere la Francia e altri paesi europei». Fra il 27 e il 28 febbraio, attraverso Telegram, si è messa in moto la «Carovana della speranza», una chat in arabo che aveva già scatenato l'ondata di migranti nella primavera 2019.
Addirittura è stato dato appuntamento ai migranti in una piazza di Istanbul dove c'erano dei pullman che li hanno portati al confine con la Grecia. Fantomatici ufficiali della sicurezza garantiscono il via libera alla frontiera fornendo anche tenaglie, secondo i greci, per aprire un varco nelle recinzioni. Se qualcuno riesce a passare conferma di essere stato aiutato dalla polizia di frontiera turca.
Non si esclude un coinvolgimento del Mit, i servizi segreti di Ankara, nella manipolazione e instradamento,
anche con metodi violenti come a Marash, dei migranti verso l'Europa. Pure i trafficanti di uomini hanno avuto la luce verde per lanciare i gommoni stracarichi di donne e bambini verso le isole greche vicine alla Turchia.
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