Roma - Il credito in Italia ha iniziato a risentire dell'effetto «stress test» in anticipo rispetto alla pubblicazione dei risultati. È quanto emerge dalla rilevazione congiunturale dell'osservatorio di Confcommercio relativo al secondo trimestre 2016. La percentuale di imprese effettivamente finanziate è pari all'8,4% (contro l'8,5% del trimestre precedente). Si tratta del primo calo registrato a partire da inizio 2014.
Molteplici fattori sono alla base del trend leggermente negativo come il rallentamento dell'attività economica che ha caratterizzato i tre mesi da aprile a giugno, ma non si può trascurare anche la sempre maggiore attenzione riservata dagli istituti di credito alla propria solidità patrimoniale. E, poiché i finanziamenti assorbono capitale, è normale che, a fronte di una situazione macro molto incerta e con il fiato sul collo delle autorità di vigilanza, le banche assumano un atteggiamento sempre più prudente nella concessione di prestiti alle aziende del terziario. Queste condizioni iniziali definiscono uno scenario non rassicurante. Secondo l'analisi condotta dalla confederazione guidata da Carlo Sangalli in collaborazione con Format Research, «sono sempre più numerose le imprese che ricevono il credito con un ammontare inferiore a quello richiesto o che non lo ricevono affatto, certificando una prima preoccupante inversione di tendenza negativa sul fronte delle erogazioni da parte delle banche».
In particolare, evidenzia l'Osservatorio del credito, a fronte di una quota sostanzialmente invariata di società del commercio, del turismo e dei servizi che si recano in banca per chiedere un finanziamento o per rinegoziarlo (22,1% contro il 22% del trimestre precedente), si registra una flessione della percentuale di coloro che lo ricevono secondo l'ammontare desiderato (38,2% contro il 38,7%). Quasi un'impresa su quattro (24,3%), pur avendo bisogno di credito, evita di chiederlo in banca a causa della scarsa fiducia nella situazione economica o per il timore di vedere respinta la propria richiesta. Aggiungendo a queste quel 22,1% di aziende che invece hanno presentato istanza di finanziamento si ottiene una domanda «potenziale» di credito pari al 46,4% del totale. Potenziale, appunto, perché più della metà di coloro che vorrebbero un mutuo oppure un fido non lo chiede.
Guardando alla serie storica degli indicatori si scopre che il rapporto tra imprese del terziario e banche è pressoché analogo dal punto di vista quantitativo a quello di quattro anni fa, quando la politica di austerity lasciò un'eredità devastante su Pil e sofferenze bancarie al 2013 e al 2014.
Sarebbe opportuno evitare che la storia si ripeta anche se entrambi i termini della relazione hanno le mani legate. Il terziario non può svilupparsi pienamente in un contesto di bassa inflazione che azzera il trend finora positivo dei consumi, mentre le banche non possono finanziare troppo per non finire sul banco degli imputati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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