L'Europa torna a bocciare l'Italia. Questa volta per i ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici. E la sonora reprimenda (che potrebbe trasformarsi a breve anche in una pesante multa) della Corte di giustizia europea riporta lo scontro politico su una delle battaglie più sentite da Forza Italia. L'attenzione verso il mondo delle imprese, la lotta senza quartiere alle trappole della burocrazia, gli incentivi alle Pmi e in genere un alleggerimento della pressione fiscale sono la ricetta liberista che promette una ripresa economica e un degno riscatto sociale. E che soprattutto garantisce la libertà del cittadino. «La sinistra crede in uno Stato che concede libertà - spiega Berlusconi, intervistato dal Tg5 - mentre per noi deve garantirla la libertà, soprattutto dall'oppressione fiscale, da quella burocratica e da quella giudiziaria».
«I governi che si sono succeduti negli ultimi anni - commenta Berlusconi a proposito della condanna della Corte europea - non hanno messo in campo alcuna misura seria per velocizzare le procedure dei pagamenti alle imprese private». Il pagamento a 30 e 60 giorni, come richiesto dall'Unione europea tramite una direttiva, non è soltanto una questione di equità. È soprattutto un sistema salva-imprese. Ed è lo stesso leader azzurro a sottolineare i rischi che si corrono. «È già capitato - dice - che alcune imprese fallissero a causa dei ritardi da parte dello Stato che, invece, dovrebbe sostenerle. Quella per il pagamento puntuale dei debiti della pubblica amministrazione è una battaglia che Forza Italia conduce da sempre, al punto che la prima direttiva europea porta la firma di Antonio Tajani. Anche su questo tema, purtroppo, è sempre più chiara la distinzione tra la concezione dello Stato che abbiamo noi e quella della sinistra».
In verità ci aveva già provato Matteo Renzi una volta approdato a Palazzo Chigi. Aveva anche fatto solenni promesse nel salotto televisivo di Porta a porta. Era il marzo del 2014 e l'allora premier aveva giurato che per il giorno di San Matteo (21 settembre) dello stesso anno tutti i debiti della Pa sarebbero stati pagati. Ovviamente è stato smentito dai fatti: la Cgia di Mestre ha riconosciuto la sensibile diminuzione del debito ma con passivo ancora sui 35 miliardi. Da allora le cose non sono migliorate. «L'esecutivo Conte 2 - commenta Renato Brunetta - ha fatto della lotta all'evasione fiscale il suo mantra. Ma quando tocca a lui pagare entro i termini previsti dalla legge, diventa il primo dei cattivi pagatori». E con la sintesi cui Twitter costringe, Antonio Tajani chiosa: «Stato aggressivo con il cittadino ma latitante quando deve pagare i suoi debiti».
«Le decine di miliardi bruciati con il reddito di cittadinanza e quota 100 non hanno prodotto un solo posto di lavoro - ricorda il deputato azzurro Osvaldo Napoli -. Con quei soldi si possono pagare fornitori e imprese. Si salverebbero posti di lavoro e se ne creerebbero di nuovi».
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