Economia

Forza Italia, il piano per superare il reddito 5s: "Un'imposta negativa per aiutare chi lavora"

No tax area a 1.000 euro al mese e integrazione a chi guadagna di meno

Forza Italia, il piano per superare il reddito 5s: "Un'imposta negativa per aiutare chi lavora"

Forza Italia rilancia la propria proposta per superare il reddito di cittadinanza. E lo fa richiamandosi al padre del neoliberismo, Milton Friedman, riproponendo il concetto di «imposta negativa», cavallo di battaglia azzurro per le Politiche del 2018. «Il punto di partenza è il fatto che noi di Forza Italia rappresentiamo una garanzia di abbassamento della pressione fiscale giacché con il governo Berlusconi nel 2005 scese per la prima volta nel nuovo millennio al di sotto del 40% al 39%», spiega Sestino Giacomoni, componente del comitato di presidenza di Fi e presidente della commissione di vigilanza su Cdp. «Oggi nella trattativa che portiamo avanti sulla riforma fiscale c'è una vittoria di Forza Italia con la riduzione sia del numero che dell'entità delle aliquote Irpef», aggiunge sostenendo che «estendendo la no tax area dagli attuali 8mila a 12mila euro si sancirebbe il principio che nessun cittadino può vivere con meno di mille euro al mese».

Qui entrerebbe in gioco l'imposta negativa. «Vogliamo che i nostri giovani si diano da fare e diciamo loro: Lavorate, accettate anche un lavoro con una paga bassa e lo Stato è pronto a integrare la differenza tra il salario mensile e mille euro», spiega Giacomoni. In questo modo, si potrebbe cancellare la parte di reddito di cittadinanza dedicata alle politiche attive per il lavoro che finora si è dimostrata fallimentare. «Un conto è l'assistenza nei confronti di chi si trova in una condizione di svantaggio fisico-psichico, un altro conto è il reddito di cittadinanza che spesso è un disincentivo al lavoro», precisa l'esponente azzurro evidenziando che «rispolveriamo l'idea di Milton Friedman per integrare la soglia minima di mille euro al mese e la proporremo di nuovo al governo Draghi per superare il sussidio grillino».

L'integrazione sarà universale, nel senso che è indirizzata a tutti i cittadini, e varrà per un periodo limitato «in quanto è probabile che chi si dà da fare in quell'arco di tempo riesca a conseguire un reddito superiore a quello minimo da no tax area». Insomma, non si tratterebbe di un'abrogazione tout-court ma di una sua sostituzione parziale. L'ultimo rapporto dell'Inps, infatti, ha dimostrato che la misura è per circa due terzi destinata a persone che non sono in gradi di entrare nel mercato del lavoro, ma il restante terzo (circa 1,2 milioni di beneficiari) è rappresentato da lavoratori saltuari e disoccupati che con quel sussidio garantito si guardano bene dal cercare un nuovo posto di lavoro.

«È una proposta che incarna la nostra filosofia così come la richiesta di non far pagare una pressione fiscale al 60% a imprese che hanno riaperto da poco dopo vari lockdown: è la nostra equazione liberale dello sviluppo e dl benesssere», conclude Giacomoni rimarcando che «abbiamo fatto in modo che la parola d'ordine della riforma fiscale non sia più redistribuzione e progressività ma crescita e semplificazione e finché saremo nel governo come centrodestra unito non ci saranno nuove tasse né sulla casa né sul risparmio».

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