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Giovane, bello e conservatore L'Austria ai piedi di kaiser Kurz

Domina i sondaggi, vuole allearsi con l'ultra destra, è contro Europa e immigrazione. E non ne sbaglia una

Giovane, bello e conservatore L'Austria ai piedi di kaiser Kurz

Dimenticate Emmanuel Macron: a 39 anni è già vecchio. Il nuovo enfant prodige della politica europea è Sebastian Kurz, che di anni ne ha 31 e domenica prossima potrebbe diventare il premier più giovane del continente. Il condizionale è d'uso, ma in realtà il risultato delle elezioni austriache in calendario per il 15 ottobre sembra già scontato, almeno se si dà retta ai sondaggi, tutti univoci, delle ultime settimane: primo nelle preferenze degli elettori sarà l'Övp, il partito popolare (Democrazia cristiana) guidato dal già citato Kurz, a cui viene attribuito il 33/34% dei voti. Per il secondo posto il testa a testa, con una quota intorno al 25% dei suffragi, è tra Spö, i socialdemocratici del cancelliere uscente Christian Kern, e Fpö, i liberal-nazionali di Heinz-Christian Strache.

Per la sonnolenta politica austriaca sarà uno scossone non da poco. Perchè viste le previsioni, la più probabile coalizione di governo per il dopo-voto guarda decisamente a destra con i democristiani possibili alleati alla Fpö, il partito che fu un tempo di Jörg Haider.

Il cambiamento è stata la parola d'ordine su cui ha ruotato l'intera campagna elettorale di Kurz. E il cambiamento sembra tradursi in un addio alla Grosse Koalition tra popolari e socialisti che per decenni ha dominato il Paese. La rottura c'è già stata, almeno nei programmi. Il giovane candidato democristiano ha tentato un'operazione non da poco: innestare i tradizionali temi della cosiddetta destra populista nella politica un tempo cauta e centrista della Övp. Da qui nelle ultime settimane l'approvazione da parte del Nationalrat, il Parlamento di Vienna, di una legge che vieta il burka; le sceneggiate sulla chiusura vera o presunta del Brennero, con l'invio dei carri armati alla frontiera contro l'ingresso dei migranti; la durissima polemica contro Erdogan e la sua Turchia sempre più islamica.

Non è un caso che la Fpö abbia addirittura parlato di «plagio» del proprio programma elettorale e forse non è nemmeno un caso che da maggio, quando Kurz fu chiamato a guidare l'Övp, i sondaggi per il suo partito, allora al 20%, si siano impennati. Fino ad ora Wunderwuzzi, il «ragazzo prodigio», come lo chiamano i giornali, nella sua pur breve carriera politica non ne ha sbagliata una: viennese, nato in una normalissima famiglia medio borghese, laurea in Scienze politiche, si è iscritto al partito popolare sin da quando era sui banchi della scuola ed è diventato in breve tempo il numero uno del movimento giovanile. A 27 anni, nel 2013, è stato nominato ministro degli Esteri in un governo di coalizione Spö-Övp. La giovane età, il volto da ragazzino con i capelli sempre impeccabilmente pettinati, i vestiti da damerino, hanno portato i commentatori a sottovalutarlo. E quando nel maggio dell'anno scorso i socialdemocratici hanno indicato un nuovo cancelliere, Christian Kern, erano convinti di aver trovato l'uomo giusto per affrontare le future sfide elettorali. Kern, ex numero uno delle ferrovie federali austriache, ha un invidiabile curriculum di manager moderno ed efficiente, ma allo stesso ha una storia che piace molto a sinistra, con il padre che faceva l'operaio e i nonni contadini. A Kurz, però, sono bastati pochi mesi per metterlo in crisi. In primavera, per dire sì alla nomina a segretario del partito, ha chiesto i pieni poteri; dopo averli ottenuti ha ribaltato l'immagine della vecchia democrazia cristiana: il colore simbolo del partito è passato da un funebre nero a un accattivante azzurro-turchese, la lista elettorale si è arricchita con il suo nome e a fargli da testimonial ora sono personaggi come l'ex Miss Austria Amina Dagi e come Kira Gründberg, ex saltatrice con l'asta rimasta paralizzata per un salto mal riuscito e la cui storia ha commosso l'Austria.

Il risultato è che, a 51 anni, Kern, scelto come uomo nuovo della sinistra, sembra il nonno del popolare Kurz. Ad azzoppare la sua marcia elettorale è stato anche uno scandalo in perfetto stile «fake news». Come manager della campagna i socialdemocratici avevano scelto un consulente israeliano, Tal Silberstein, arrestato qualche settimana fa nel suo Paese per corruzione e riciclaggio. Indagando sul suo conto si è scoperto che aveva creato alcuni profili Facebook da cui diffondeva attacchi diffamatori contro Kurz. Il tutto pagato direttamente dalle casse della Spö. Al candidato premier della sinistra altro non è restato che profondersi in mille scuse e il gradimento di Kurz è cresciuto ancora.

La sua vittoria e la possibile alleanza con la Fpö creerebbero nell'Unione europea una situazione nuova: per la prima volta un partito dichiaratamente euroscettico assumerebbe responsabilità di governo.

E a quel punto i falchi austriaci, già oggi in prima fila quando si tratta di bastonare la politica economica dei Paesi mediterranei, non avrebbero davvero più freni.

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