Coronavirus

"Il governo aiuti le famiglie: è già tardi"

La senatrice: «Può essere l'ultima occasione per dare modernità al Paese»

"Il governo aiuti le famiglie: è già tardi"

Coronavirus: dopo l'agente di Salvini e Zingaretti contagiati, la senatrice Licia Ronzulli si sente tranquilla?

«Nessuno può dirsi tranquillo, ma ciascuno ha il dovere di non lasciarsi prendere dal panico. Bisogna seguire in modo rigoroso le istruzioni del Ministero e non sottovalutare, ma non permettiamo al pessimismo di vincere: ce la faremo, l'Italia uscirà da questa emergenza più forte».

Quando riapriranno le scuole?

«Credo che non potrà essere a breve: ci vorrà almeno un altro mese. L'unico modo per contenere la diffusione del virus è purtroppo l'isolamento, ma nessuno perderà l'anno: non vedo controindicazioni a prolungare le lezioni come capita in molti Paesi europei».

E le famiglie? Riusciranno a ricevere sostegni adeguati?

«Non si può non fare mai nulla per le famiglie e poi chiedere, anzi direi comunicare di imperio, di doversi sobbarcare questa situazione dalla sera alla mattina. Mai che si pensi a prevenire con misure strutturali. Se avessero preso in considerazione le proposte fatte da noi come l'assegno unico per ogni figlio che abbiamo riproposto in legge di bilancio e un fisco amico delle famiglie numerose, oggi sarebbero meno quelli con l'acqua alla gola. Ancora non sappiamo quali misure per le famiglie intendono adottare».

Quali sono le sue proposte da presidente della commissione infanzia e adolescenza?

«Sospendere immediatamente il pagamento delle rette scolastiche e delle mense. Consentire a uno dei genitori di potersi occupare dei figli, prevedendo permessi e congedi parentali retribuiti al 70% a carico dello Stato. Anche le lavoratrici autonome devono avere i permessi o, se ricorrono ad un aiuto esterno, un bonus di 500 euro».

Ci sarà comunque chi dovrà ricorrere alle baby sitter.

«Il governo deve prevedere un bonus di almeno 500 euro e, al contempo, dovrà riparare a un proprio errore e reintrodurre i voucher. L'unica alternativa a questo tipo di contrattualizzazione, purtroppo, è il lavoro nero. Chi vuole affidare il proprio figlio a una lavoratrice abusiva?».

Lei è stata tra le prime a suggerire il ricorso alle lezioni on line. Stanno funzionando?

«Il ministero si è mosso in ritardo, molte scuole non sono pronte, non hanno dotazioni tecnologiche sufficienti: non è giusto che ci siano studenti di serie a e studenti di serie b. È bene che sia garantita continuità didattica, ma ricevo mail di mamme disperate per come qualcuno ha improvvisato l'e-learning: non tutti possiedono un computer adatto o una connessione internet sufficiente. Il governo dovrà prevedere rimborsi sotto forma di sgravi fiscali e contributi per l'acquisto degli strumenti necessari alle lezioni online».

Che cosa pensa di questa emergenza vissuta ai giorni nostri?

«La necessità di reagire a questa disgrazia sanitaria ed economica può rappresentare un'opportunità per aggiornare il Paese. Penso all'ammodernamento dei servizi informatici nelle scuole, alla formazione degli insegnanti, a potenziare la rete internet e lo smart working. Dalla reazione a questa emergenza potranno determinarsi anche effetti positivi per l'ammodernamento dell'Italia. Ma è importante che il governo dia risposte subito. È già tardi».

SCot

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