"Hanno paura, gli algoritmi web non aiutano"

La profiler di chi rifiuta i sieri: "Spaventati, egoisti, cervellotici e delusi dalla sanità"

"Hanno paura, gli algoritmi web non aiutano"

«Basta parlare di No Vax, sono una sparuta minoranza che ha motivazioni politiche: se ne parla troppo e si finisce per dar loro un'importanza che non hanno. Occorre invece riconquistare la fiducia degli esitanti, ascoltiamoli in modo da aiutarli a superare le loro paure».

Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei Consumi e della Salute presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza è anche direttrice dell' EngageMinds Hub, un centro di ricerca per lo studio e la promozione del coinvolgimento attivo delle persone nelle condotte di salute. La Graffigna ha studiato i diversi profili psicologici dei cittadini che rifiutano il vaccino, pubblicando anche un libro sul tema: Esitanti.

Professoressa perché i vaccini fanno paura?

«Il timore nei confronti dei vaccini non inizia con il Covid ma ha radici lontane. Prendo un farmaco perché sto male e dunque non mi preoccupo di eventuali effetti collaterali. Quando assumo un vaccino ritengo di essere perfettamente sano e resisto all'idea di accogliere un fattore estraneo al di fuori del mio controllo. Nel 2019 l'Organizzazione mondiale della sanità ha inserito tra le minacce alla salute globale proprio la diffidenza nei confronti delle immunizzazioni. Chi lavora in ambito pediatrico sa bene che ci sono sempre dubbi da superare. Rispetto al passato la questione si è fatta più complessa. Tutti hanno accesso a un'infinita quantità di informazioni. Si liquida chi non si vaccina come disinformato ma spesso è il contrario, si tratta di persone che si informano moltissimo navigando in rete senza rendersi conto che hanno accesso a un'informazione puramente quantitativa, ma non qualitativa per due ragioni».

Quali?

«La prima è di tipo meccanico: gli algoritmi di internet, sulla base delle mie ricerche pregresse, mi chiudono in una bolla dandomi sempre le stesse risposte. Il secondo problema è di ordine psicologico: noi filtriamo automaticamente le informazioni dando più peso a quelle che confermano un nostro pregiudizio. Non riusciamo a distinguere le fonti davvero affidabili e il risultato è il disorientamento e dunque siamo indecisi».

Chi sono gli esitanti?

«Abbiamo definito quattro profili principali. Lo spaventato: ha sofferto in modo particolare per la pandemia dal punto di vista economico e sociale e le sue paure lo bloccano anche rispetto al vaccino. Lo sfiduciato: deluso, anche per motivi indipendenti dalla pandemia, ha perso fiducia nel servizio sanitario nazionale e dunque è restio ad accogliere l'appello del vaccino. Poi c'è il cervellotico, ovvero il maniaco del controllo. Ha bisogno di assolute certezze che la medicina non può offrirgli al cento per cento e dunque viene sedotto dalle teorie cospirazioniste e da chi, semplificando, offre assolute certezze che in realtà sono prive di fondamento, ma lo rassicurano. E infine l'egoista sociale, l'individualista, che pensa di essere al sicuro e al quale non interessa la tutela della salute pubblica. Qui però ha giocato a sfavore anche una comunicazione sbagliata: per mesi il Covid è stato descritto come la malattia dei vecchi fragili e dunque molti pensano di essere indenni».

Come si convincono gli esitanti?

«Ritengo sia inutile continuare a bombardarli di dati sull'efficacia del vaccino. Razionalmente è chiaro che conviene vaccinarsi per tutelare noi stessi e gli altri. Ma il blocco che hanno i diffidenti è di natura emotiva: non si supera con i dati scientifici o trattandoli da ignoranti. Prima di tutto occorre ascoltarli per capire dove ha avuto origine questa diffidenza nei confronti del vaccino. Per superarla occorre riconquistare la loro fiducia e francamente a livello istituzionale e territoriale sono stati fatti troppi errori comunicativi, si sono levate troppe voci cacofoniche.

Sul vaccino per le donne gravide all'inizio sono state date informazioni contrastanti che ovviamente hanno gettato nel panico chi già è in una condizione di fragilità emotiva. Bisogna impegnarsi per ricostruire fiducia». FA

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