Un furgone dato alle fiamme e animi esaperati raccontano la giornata di ieri al Centro per richiedenti asilo di Mineo (Catania). E non è l'unica di tal fatta, tanto che i poliziotti si sentono lasciati soli dal governo, senza mezzi per fronteggiare le emergenze. I tempi lunghi per le decisioni delle Commissioni ministeriali sullo status di rifugiato, e le domane respinte hanno fatto di nuovo esplodere la rivolta. Un nigeriano non ha mandato giù la decisione. Ha rotto una bottiglia e si è procurato una serie di tagli. C'è voluto solo qualche secondo perché i suoi connazionali dessero il via a un'insurrezione con fuoco e fiamme e persino il saccheggio.
«A fronteggiarli - dice un poliziotto - c'è da avere paura. Sono tanti e noi non possiamo reagire. Picchiano, devastano i centri di accoglienza e noi dobbiamo solo rischiare la pelle. Ieri eravamo in 20 a fronteggiare un centinaio di migranti in rivolta». Gli immigrati dal canto loro lamentano i ritardi delle Commissioni ministeriali, la poca vivibilità nelle strutture d'accoglienza, il trattamento loro riservato.
Tra gli oltre mille immigrati del Cara di Mineo, tanto per fare un esempio, convivono afghani e pakistani, che entrano in conflitto, si scontrano e spesso le divise sono impotenti. Il bilancio della rivolta di ieri è di un furgone dato alle fiamme dai migranti, che hanno occupato un'arteria cittadina mentre qualcun altro ha razziato il magazzino del Centro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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