I decessi aumentano e i contagi si moltiplicano mentre i posti letto delle terapie intensive sono sempre più scarsi. È la tragica realtà di una Lombardia dove, solo ieri, si sono registrati oltre 2mila contagi e 209 morti per un totale di 2168 decessi. In rapido deterioramento anche la situazione di Milano dove i casi di infezione sono diventati 3278, ovvero 634 in più rispetto ai 2644 di mercoledì. Situazione critica anche a Bergamo con 4645 (+340) casi e a Brescia con 4247 (+463). La mortalità nelle province di Bergamo e Brescia raggiunge ormai picchi tre o quattro volte superiori a quel 2/3 per cento stimato inizialmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanita. Se il tasso del 12,8 registrato a Bergamo è indiscutibilmente il più alto del mondo, quello di Brescia arriva subito dietro con una percentuale del 12,6. Il tutto risulta ancor più angosciante se si pensa che gran parte della mortalità è concentrata tra Cremona e Lodi, dove è iniziato il contagio, nella Bergamasca dove il secondo flusso dell'epidemia ha prodotto numerosi focolai e nella Bassa Bresciana, diventata il fronte con la più vasta espansione.
La grande incognita resta sempre la capacità di risposta di un sistema ospedaliero regionale ormai con le spalle al muro. La situazione nelle due province più colpite appare decisamente critica. All'ospedale Papa Giovanni di Bergamo gli 80 posti disponibili sono occupati da giorni. I 41 posti degli «Spedali Civili di Brescia» risultano «ormai al limite», ma saliranno a 46 non appena termineranno i lavori per l'allestimento di altre cinque unità nell'ex blocco di cardiochirurgia. Ulteriori posti potrebbero saltar fuori in un'ex-palestra di Brescia se arriveranno ventilatori e altri macchinari attesi entro la fine della settimana. Situazione disperata anche sul lago di Garda dove i numeri dei ricoveri tra Desenzano, Gavardo e Manerbio aumentano continuamente e rischiano di diventare difficilmente gestibili se non si otterrà a breve la diponibilità di 171 posti in terapia intensiva per la città di Brescia e di altri 51 per la provincia. Ma oltre ai posti letto servono anche medici e infermieri in grado di gestirli e le attrezzature indispensabili a farli funzionare: «Abbiamo un disperato bisogno di infermieri e medici, ventilatori e dispositivi di protezione», spiega in un video in inglese postato su Facebook Stefano Fagiuoli, direttore del dipartimento all'ospedale «Papa Giovanni» di Bergamo. Come spiega al Giornale un medico impegnato in una rianimazione milanese, e che vuole restar anonimo, solo la disponibilità di posti letto può evitare ulteriori aumenti della mortalità. «Da quanto stiamo constatando - spiega l'anestesista - le probabilità di venir salvati aumentano se il paziente arriva da noi nella primissima fase del peggioramento, mentre diminuiscono anche drasticamente nel caso opposto».
Dunque la carenza di posti letto rischia di aver conseguenze nefaste. Proprio per questo è quanto mai cruciale la realizzazione dell'ospedale da campo di Bergamo la cui apertura è stata prima annunciata e poi sospesa per la mancanza di medici in grado di gestirlo. Dopo una giornata di polemiche il presidente della Regione Attilio Fontana ha confermato ieri la ripresa dei lavori. «L'ospedale - ha detto - sarà realizzato. Abbiamo recuperato un gruppo di medici che potranno andare a svolgere lì la loro attività, e renderlo operativo.
Forse qualche affermazione è stata un po' ruvida, ma credo che la causa vada attribuita alla tensione. Credo si possa arrivare alla chiara e assoluta volontà di aprire quell'ospedale. Senza medici però era inutile costruire una cattedrale nel deserto».
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