Roma È il giorno dei lapsus e dei nomignoli, della rabbia e della tensione, ma soprattutto del confronto diretto e frontale tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte, alleati fino a trenta giorni fa in un governo sovranista e ora schierati l'uno contro l'altro, nel più clamoroso dei cambi di scena e dei ribaltoni politici della storia repubblicana.
La sfida polemica avviene in un continuo scambio di battute taglienti. Conte all'ingresso in aula viene accolto dal coro «traditore, traditore». Il leader leghista attacca il premier in aula, accusandolo di "poltronismo" e di subalternità all'Europa, lo chiama «Monti-Conte» per certificarne la mutazione genetica. Gli imputa mancanza di stile. Conte gli risponde, rinfacciandogli l'arroganza per aver chiesto i «pieni poteri» con l'idea di portare il Paese alle elezioni. «Non la invidio, presidente Conte-Monti, così come tanti colleghi che ho sentito. Ormai si capisce quando uno ha un discorso che viene da dentro e quando deve leggere un compitino scritto a casa. Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Monti e Renzi», attacca Salvini. Conte di fronte ai senatori leghisti che lo interrompono urlando: «Senza onore!» e gridano «Dignità!» Risponde piccato: «La dignità del presidente del Consiglio si commisura con l'interesse del paese e solo con questo. Poi con calma nelle prossime settimane e nei prossimi mesi spiegherete al paese cosa ci sia di dignitoso in tutti i subitanei repentini voltafaccia che ci sono stati nelle scorse settimane».
Le proteste contro il governo giallorosso e il presidente del Consiglio sono appannaggio di tutto il centrodestra. L'unico momento in cui i toni si stemperano è quando la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati si rivolge a Salvini in questo modo: «Senatore Casini, concluda per favore». Il leader della Lega ironizza: «Casini no, questo no!». E anche la stessa Casellati si concede una risata.
Durante il dibattito parlamentare sono numerosi i momenti di bagarre. La tensione sale ad esempio quando la senatrice leghista Lucia Borgonzoni mostra una maglietta che fa riferimento ai fatti di Bibbiano. Fibrillazioni anche in occasione del primo intervento di una senatrice grillina. Cori «Elezioni, elezioni» e «Bibbiano, Bibbiano» hanno subito accompagnato l'intervento del dem Dario Stefàno. Accende il dibattito anche l'intervento di Licia Ronzulli che conclude il suo intervento in Aula mostrando ai senatori di maggioranza tre oggetti simbolici. Si tratta di un lucchetto che, spiega, «sostituisce la scatola con cui il Movimento cinque stelle avrebbe voluto aprire il Parlamento», la colla che «vi tiene alle poltrone» e lo scotch. «Questo è l'unico strumento che tiene insieme questi due partiti ma, come si sa, le cose fragili prima o poi si rompono». Applausi dai leghisti, in segno provocatorio, arrivano quando il senatore a vita Mario Monti annuncia che voterà a favore del nuovo esecutivo: «Ho deciso di essere coerente con me stesso». E votano sì anche le senatrici a vota presenti, Elena Cattaneo e Liliana Segre. Si fa sentire anche Fratelli d'Italia che alza cartelli con la scritta «Voto» ed espongono esposto il tricolore al termine dell'intervento del capogruppo Luca Ciriani.
Incassa applausi, invece, il paragone storico del capogruppo leghista Riccardo Molinari. «Oggi il Movimento 5 Stelle è diventato per le élite internazionali il garante della stabilità.
Mi ricordate molto i nobili in Francia, durante la Rivoluzione, quando si chiedeva il pane, offrivano brioche. Magari non è oggi, magari non è domani, ma prima o poi la Bastiglia cade e quel giorno sarà il giorno delle elezioni».
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