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L'effetto Palamara scuote i magistrati "Serve chiarezza, basta spartizioni"

Il presidente della Corte d'Appello di Venezia: non ci siano capri espiatori. Ma l'Anm insorge: nel libro solo suggestioni, non esiste alcun Sistema. Articolo 101 e Magistratura indipendente: "Sì alla verità"

L'effetto Palamara scuote i magistrati "Serve chiarezza, basta spartizioni"

Quando persino un presidente di Corte d'Appello anticipa il contenuto del discorso di inaugurazione dell'Anno giudiziario, in cui si dice chiaramente che nessuno può fingere di ignorare le denunce lanciate di Luca Palamara nel libro di Alessandro Sallusti Il Sistema, vuol dire che dentro la magistratura la crepa che si è aperta non si chiuderà con la cacciata dell'ex leader dell'Anm, né con la sua eventuale condanna. Eppure sono in tanti, tra le toghe, quelli convinti che Palamara possa essere una «spiacevole parentesi da archiviare e dimenticare in fretta», per dirla con le parole pronunciate ieri in Cassazione dal vicepresidente del Csm Davide Ermini, uno dei tanti personaggi chiamati pesantemente in causa nel libro da Palamara. O peggio ancora un comodo «capro espiatorio», come avverte la presidente di Corte d'Appello di Venezia Ines Maria Luisa Marin, che rilancia il cuore del problema: il sistema di nomine e la composizione del Csm. «Nessuna riforma elettorale può evitare accordi spartitori e consentire il successo a candidati che non siano sostenuti dall'apparato correntizio», dice la Marin, secondo cui «occorre invece circoscrivere la discrezionalità del Csm nelle nomine», privilegiando anzianità di servizio e lavoro nei tribunali a incarichi fuori ruolo, elettivi o istituzionali. Insomma, fuori le toghe politicizzate e i mercanti di poltrone dal tempio della giustizia.

Possibile? Secondo Magistratura indipendente serve «un rapidissimo accertamento della veridicità dei fatti narrati da Palamara, scrivono Paola D'Ovidio e Mariagrazia Arena, che si fanno carico di rappresentare «larga parte della magistratura, totalmente estranea alle derive del sistema» che «assiste con sgomento alla rievocazione di episodi del tutto avulsi dalla quotidiana fatica del lavoro giudiziario, condotto con impegno assiduo, serietà e abnegazione al servizio dei cittadini». Il dito è puntato contro le «alte cariche istituzionali», il compito di fare luce spetta «agli organi preposti (istituzionali ed associativi)». Come l'Associazione nazionale magistrati, che invece - anziché accodarsi alla richiesta di chiarezza - preferisce reagire «indignata». Lo ha fatto il presidente Giuseppe Santalucia, accusando chi, come Palamara «per comprensibile convenienza, non si immerge nella faticosa opera di distinguere i fatti e i comportamenti dei singoli ma cuce con suggestione narrativa tanti diversi episodi per tratteggiare con le fosche tinte del complotto l'esistenza di un Sistema».

«Nessuna delegittimazione», dice Palamara, che ieri ha presentato il volume a Roma assieme a Sallusti, «tanti magistrati mi hanno chiesto di raccontare la verità e spiegare come funzionasse il meccanismo interno. La mia è un'opera di verità, non un'opera contro qualcuno». La verità è quella che chiede il centrodestra con Maurizio Gasparri, Giorgio Mulè e Lucio Malan di Forza Italia, che rilanciano l'ipotesi di una «commissione parlamentare d'inchiesta» che piace anche a Fratelli d'Italia. Dentro le toghe c'è anche chi, come Articolo 101, invoca le dimissioni di Giuseppe Cascini dal Csm (la prima commissione potrebbe sentire Palamara nei prossimi giorni) e di Giovanni Salvi, il Pg della Cassazione che oggi ha aperto l'anno giudiziario, non senza imbarazzo. «Siamo arrivati a cinquanta firme», dice Andrea Reale, gip a Ragusa firmatario del documento di cui ha dato conto ieri Il Giornale. «Una semplice smentita non basta, nella magistratura c'è un fermento che in un altro momento sarebbe stato impensabile, dobbiamo essere certi che chi svolge un ruolo istituzionale nella magistratura sia del tutto estraneo a queste logiche. Anche Palamara - conclude Reale - merita di difendersi davanti all'Anm da dove è stato cacciato in fretta». Intanto Cascini annuncia le vie legali, come ha fatto per Il caso Genchi, il libro-intervista di Edoardo Montolli.

In Cassazione i due sono stati assolti penalmente ma non civilmente (deve pronunciarsi la Cassazione). Il relatore della strana sentenza è Angelo Caputo, che con Cascini condivide pubblicazioni, militanza in Md e convegni. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze.

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