Coronavirus

L'effetto vuoto degli scienziati

Da quando la quarantena non è più un vocabolo ripescato dai fondali della Storia ma una stima al ribasso di quanto ci è toccato subire nel 2020, un mese e mezzo dopo il decreto che ha sigillato in casa un Paese, gli italiani hanno spostato al 4 maggio l'orizzonte delle aspettative

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Da quando la quarantena non è più un vocabolo ripescato dai fondali della Storia ma una stima al ribasso di quanto ci è toccato subire nel 2020, un mese e mezzo dopo il decreto che ha sigillato in casa un Paese, gli italiani hanno spostato al 4 maggio l'orizzonte delle aspettative. L'attesa, forse l'ansia, che venga ristabilita una qualche forma di normalità nella vita di tutti i giorni si scontra di volta in volta con i numeri del contagio, non ancora e non ovunque confortanti, e soprattutto con il ginepraio di pareri soggettivi e discordanti, espressi proprio da coloro che avrebbero il compito di indicarci la via d'uscita dall'emergenza.

La trasposizione in parole del cortocircuito che innesca continui stop and go verso la Fase 2 è tutta in una dichiarazione rilasciata ieri alla Stampa da Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi: «Se dovessimo decidere noi solo scienziati, faremmo durare il lockdown ancora molti mesi». Amen: se non di Coronavirus, rassegniamoci a morire di inedia. Una posizione che marca tutta la distanza possibile tra teoria e pratica, tra i laboratori di un ospedale e le scrivanie di chi prende le decisioni, o almeno dovrebbe farlo. Non è certo lo spot migliore per un governo che ha scelto di contornarsi di comitati tecnici e task force. Pendiamo dalle labbra degli esperti, in qualsiasi materia, attendiamo il loro verbo come un oracolo (e qui i giornalisti hanno la loro fetta di responsabilità). Salvo poi accorgerci che sotto la campana di vetro degli scienziati spesso non troviamo che un effetto vuoto, anche di idee. Chi oggi preme per riaprire, o semplicemente vuole tornare a vivere anziché sopravvivere, pretende risposte chiare e soluzioni praticabili. E magari una Scienza che sollevi per un attimo quella campana e passi dal «fosse per noi...

» al «sia così, per voi».

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