L'ira di Fontana contro il governo. "Non valuta il piano Bertolaso"

La replica del ministero: serve raccordo tra Regioni

L'ira di Fontana contro il governo. "Non valuta il piano Bertolaso"

Niente protagonismi o fughe in avanti. Le Regioni stiano al loro posto. Stroncata sul nascere, almeno al primo round, la vicenda del modello Lombardia in campo vaccinale, che puntava a essere guida anche per le altre regioni. Il piano targato Guido Bertolaso (Commissario per il piano vaccinale in Lombardia) e Letizia Moratti (vicepresidente della Regione e assessore al Welfare) che prevede la somministrazione di un vaccino ogni sette minuti e consentirebbe di immunizzare 6,6 milioni di lombardi già a giugno, pensato come modello replicabile, riceve uno stop secco dal Ministro per la Salute Roberto Speranza. «Ogni atto delle singole Regioni diretto a intervenire sulla materia può essere valutato dal ministro della Salute in ragione della necessità di azioni coordinate ed omogenee su tutto il territorio nazionale» scrive il capo di gabinetto del ministero della Salute in una lettera inviata al Cts, sottolineando la necessità di un «raccordo» tra le iniziative delle Regioni con le prescrizioni nazionali.

Facciamo un passo indietro: due giorni fa Regione Lombardia ha inviato al Cts nazionale il piano vaccinale aggiornato per una valutazione, che era stata concordata con il coordinatore Agostino Miozzo. Proposta rispedita al mittente: il ministro, infatti, avrebbe imposto al Cts di non valutarlo. «Trovo incredibile che il ministero della Salute abbia deciso di bloccare la valutazione, prevista per oggi da parte del Cts, del piano vaccinale di massa della Lombardia» commentava nel primo pomeriggio attonito il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. «Il piano - prosegue il governatore - era stato inviato ieri, da me e dalla vicepresidente Moratti, come contributo lombardo e best practice da proporre anche a livello nazionale. Il piano vaccinale, coordinato da Guido Bertolaso, si propone infatti di vaccinare 10 milioni di italiani residenti in Lombardia, un sesto della popolazione nazionale. Riteniamo - conclude Attilio Fontana - che il piano sia una priorità per tutto il Paese e che non debba sottostare a logiche di parte». «Una bocciatura politica da parte di funzionari e tecnici nominati dal precedente Governo: una decisione sbagliata che ancora una volta penalizza i cittadini lombardi» commenta Paolo Grimoldi, deputato della Lega e segretario della Lega Lombarda.

Nel pomeriggio arriva il parziale dietrofront del ministero: a fronte del fatto che diversi membri del Cts consideravano utile l'analisi e la discussione di un modello che potrebbe rivelarsi anche funzionale

per altre esperienze regionali, la discussione sarebbe stata rinviata a venerdì. Da parte del ministero ci sarà comunque un esame «rapido e costruttivo» del piano, «purché in linea con le indicazioni del piano nazionale».

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