Ragusa «Questa legge mi fa vomitare». È lo sfogo che la mamma della bimba vittima del tentato sequestro del 16 agosto da parte dell'indiano Ram Lubhaya sul litorale di Scoglitti (Ragusa) ha rilasciato ai microfoni dell'inviato di NewsMediaset. «Ci è stato detto che non ha concluso il reato» ha proseguito la donna, sottolineando come l'indiano si sia fermato solo perché lei e il marito hanno fatto in tempo a intervenire. E poi chiede se, per ottenere un provvedimento restrittivo per l'uomo, avrebbe dovuto perdere di vista la figlia, in quanto sarebbe questa una delle attenuanti per quanto accaduto, ovvero che l'uomo non si sarebbe allontanato poi così tanto e non sarebbe mai fuoriuscito dal campo visivo dei genitori.
I commenti impazzano sul web e alcuni saranno valutati dalla Procura di Messina perché ritenuti offensivi nei confronti della titolare dell'inchiesta. «Se ho sentito bene commenta il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia - il ministro della Giustizia avrebbe annunciato di voler approfondire il caso. Rientra nei suoi poteri, ma avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge e fatta segno di pesanti e volgari offese». Il caso è sfociato anche in un'interrogazione parlamentare del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha parlato di «un fatto assurdo» su cui ha «chiesto un'ispezione».
Intanto negli ultimi giorni sono numerose le persone che si sono rivolte al 112 per chiedere una presenza massiccia di carabinieri a vigilare sul territorio. E il comandante provinciale dell'Arma di Ragusa, tenente colonnello Sigismondo Fragassi, ha disposto un'intensificazione dei controlli, in particolare sulle spiagge e su tutto il litorale, che garantiranno ai cittadini oltre che una sicurezza reale anche una sicurezza percepita. Sono in azione tutti i militari delle 17 tenenze e stazioni e dei tre nuclei operativi e radiomobili del territorio ibleo. Tra la gente c'è poi chi si interroga sul perché non sia stata disposta una perizia psichiatrica sull'indiano, che lavora facendo tatuaggi all'henné in spiaggia.
«Questo accertamento dicono ci renderebbe più sicuri riguardo al soggetto che si trova a piede libero in mezzo a noi». Anche il venire a conoscenza delle motivazioni addotte dall'uomo a giustificazione del suo comportamento fugherebbero una serie di interrogativi e dubbi collettivi. Ma al momento su di esse vige il segreto istruttorio, per cui non saranno rese note fino all'avviso di conclusione delle indagini.
«Ci chiediamo perché la nostra comunità debba fare i conti con decisioni che ne minano la tranquillità e la sicurezza. È stato deciso di lasciare libero per la seconda volta un uomo che ha tentato di sequestrare una bambina. Ciò determina profonda costernazione, oltre che preoccupazione, tra i cittadini».
Il presidente dell'associazione Ragusa in movimento, Mario Chiavola, chiede delucidazioni alla Procura iblea. «Non vogliamo lanciare accuse alla magistratura in cui riponiamo la massima fiducia. Ma questo caso merita di essere analizzato con la dovuta attenzione».VaRa
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