L'umore degli estroversi segnato dal Covid

Mentre gli introversi sono risultati "immuni" dallo stravolgimento della vita

Un'altra pandemia silenziosa si sta insinuando nella vita delle persone con conseguenze difficili da stimare ma che inizia a lasciare le prime tracce a livello mentale. I segni sulla salute psicologica delle persone portano anche a sorprese sorprendenti, come testimoniano i ricercatori dell'Università del Vermont in Usa sui propri studenti: le persone più estroverse hanno subito un calo dell'umore, mentre quelle più introverse non solo sono apparse «immuni» dallo stravolgimento della vita, causato dal Covid, ma hanno anche ottenuto miglioramenti dell'umore.

Il campione ha interessato 484 studenti del primo anno (76% donne), che hanno usato per 6 mesi un'app per la valutazione dell'umore, dei livelli di stress percepito e di una serie di attività sane dall'esercizio fisico alle giuste abitudini di sonno. Ebbene, l'effetto Covid è stato differente tra i giovani in base al tipo di carattere e ha avuto un impatto maggiore negativo proprio in chi, più aperto e socievole, avrebbe dovuto vivere in maniera più ottimistica la pandemia. Infatti i più introversi sono riusciti a sopportare di più le restrizioni, dimostrando che «i tratti della personalità sono legati alla salute mentale e giocano un ruolo importante nella capacità di una persona di far fronte a grandi eventi stressanti», scrivono gli scienziati sulla rivista Plos One. Ciò che è atteso per gli «estroversi» come risposta a una normale situazione di stress, viene stravolto con la pandemia. «Tratti diversi possono anche essere più adattivi a diversi tipi di fattori di stress». I giovani americani hanno partecipato allo studio nel periodo in cui il campus è stato chiuso e parametri simili sono stati adottati per una ricerca, condotta dall'Università Magna Graecia (Umg) di Catanzaro, in collaborazione con altri Centri italiani e la Clemson University (Usa). Sono stati analizzati i sintomi gastrointestinali (nausea, malessere, diarrea, anoressia) e l'ansia durante il lockdown dal 9 marzo al 4 maggio 2020, coinvolgendo 354 studenti della scuola di Medicina dell'Università calabrese: 111 maschi (31.4%) e 243 femmine (68.6%). Oltre la metà degli intervistati, precisamente il 54%, ha riferito almeno uno dei sintomi indagati, mentre il 48,9% uno stato di ansia, accompagnato proprio dai sintomi gastrointestinali nel 64,74% dei casi. Da sottolineare poi l'aumento nel consumo di alimenti ipercalorici, bevande zuccherate e alcoliche tra gli studenti come forma di reazione allo stress e alla noia per il confinamento.

«La nostra ricerca evidenzia la stretta correlazione tra cervello e apparato digerente spiega il Ludovico Abenavoli, prima firma dello studio e direttore della scuola di specializzazione in Malattie dell'Apparato Digerente Umg di Catanzaro - I sintomi gastroenterici registrati durante il lockdown identificano un profilo clinico scatenato da questo evento stressogeno con un chiaro ricorso a cibi spazzatura e bevande alcoliche come compenso emotivo».

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