"Il mondo è senza leader. Il disastro umanitario è un fallimento globale"

Il grande filosofo israeliano: assenti Onu, Usa e Ue, da tempo avrebbero dovuto salvare vite

"Il mondo è senza leader. Il disastro umanitario è un fallimento globale"

Quando il mondo è scosso nelle fondamenta da eventi che implicano la ferocia dell'uomo contro l'uomo, non si sa cosa pensare. Un faro di saggezza e anche, come capita ai giusti, di motivato scetticismo, è Asa Kasher, professore emerito di etica e filosofia all'università di Tel Aviv, membro dell'Accademia d'Europa di arti e scienze, e famoso autore del Codice Etico delle Forze di Difesa Israeliano.

Abbiamo visto scene di fuga e terrore molto oltre la tragedia quotidiana: scene di orrore. Che significa?

«La risposta è semplice: fallimento della società e delle istituzioni contemporanee».

Di tutte? Di tutti?

«In particolare, dell'Onu. Pensiamo a quando e come è nata questa istituzione, dopo la Shoah, dopo la guerra mondiale, fatta apposta per creare un rapporto costruttivo fra tutti gli Stati, una grande assemblea che doveva scavalcare tutte le falle etiche e pratiche che avevano portato al disastro: pregiudizi, questioni di colore, etnia, religione, interessi, discriminazione, prepotenza. Ed eccoci qua, di fronte alla scene che abbiamo dovuto vedere. È un fallimento globale, che ci impone un'enorme contrazione di coscienza».

Che vorrebbe fare professore?

«Ricominciare da capo, ridefinire tutto, smontare, ricostruire. Prima di tutto mettere tutta la nostra attenzione e il nostro lavoro su quello che abbiamo visto, svegliarsi».

Nel frattempo abbiamo 350mila persone che fuggono verso di noi.

«E tuttavia c'è molta indifferenza»

Non vedo indifferenza, ma sconcerto.

«Lei parla delle élite, giornali, discussioni in tv, o della gente sconvolta dalle immagini degli aerei cui la gente si appende, o delle madri che porgono i bambini. No, io parlo degli Stati, che sono indifferenti, che mantengono, nelle istituzioni e nella diplomazia, atteggiamenti non adeguati a ciò che richiede il momento. Poiché è chiaro che non si può intraprendere una nuova guerra, allora i mezzi in campo, quelli diplomatici, quelli economici, quelli di sicurezza, ma soprattutto quelli di umanità, devono essere eccezionali, come lo è la situazione».

Molti dicono che l'emergenza contenga anche molti pericoli per noi.

«Facciamo ordine: intanto bisogna parlare coi talebani».

Per sentire le loro bugie mentre compiono esecuzioni sommarie, recludono le donne, impiccano i gay?

«Non importa parlarci ufficialmente, ma garantire soluzioni sotto il tavolo e tramite intermediari. Occorre negoziarci senza apparire, promettere di aiutarli in cambio di rassicurazioni sui diritti. Gli intermediari non mancano. Certo non potremo discutere la sharia, ma potremo cercare di imporre la salvaguardia della vita umana».

Ora abbiamo il problema di centinaia di migliaia di persone in fuga.

«Il mondo avrebbe già dovuto da tempo essersi dotato di un sistema di intervento collettivo per salvare molte vite, siamo falliti anche in questo. Ed ecco, ora siamo in emergenza, non c'è Stato che non si possa far carico di qualche centinaia di persone in pericolo di vita. Anche Israele, e specialmente, dato ciò che abbiamo attraversato. Queste persone scappano via per salvare la vita, come facemmo noi».

Ma Germania, Austria, Francia, Ue, Inghilterra, esprimono molta cautela.

«Non sono attrezzate concettualmente. Da tempo si sarebbero dovuti costruire sistemi di immigrazione temporanea, in cui la gente viene ospitata rispettando la sua dignità fino a indurla, attrezzata, a ritornarsene a casa. È il contrario di ciò che è accaduto coi turchi in Germania. Restano per sempre, perché non si sono creati tramiti decenti per rientrare. Questo deve cambiare: l'emigrazione deve essere un'emergenza temporanea, in cui si studia, si lavora, si impara qualcosa che sarà utile a casa propria».

Anche in Afghanistan? Non sarebbe meglio allora promuovere un «regime change»?

«Il guaio è che non abbiamo una leadership morale che si senta o sia investita di un compito così alto come salvare l'umanità. Gli Usa se ne sono andati».

L'Europa non dovrebbe avere un esercito?

«Non è nemmeno riuscita a contrapporsi a Putin. Gli Usa hanno deposto il primato.

L'Europa non l'ha mai avuto. L'Onu è opportunista. Non c'è nessuno che possa dire ai talebani se non smetti di terrorizzare il tuo popolo incontrerai i miei paracadutisti». Non ci sono leader morali che possano fare. Quindi, meglio parlare».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica