«La curva epidemica è in crescita in tutta Italia e non si fermerà in un giorno». Il bollettino quotidiano non concede tregua: in 24 ore si contano altri 475 morti. E sono ancora Bergamo e nelle ultime ore soprattutto il bresciano a pagare il prezzo più alto. Qui all'ospedale di Chiari si sono registrate 24 morti in 48 ore e su 450 posti letto più della metà è occupata da pazienti affetti da Covid-19.
Silvio Brusaferro, ritiene che non sia ancora possibile valutare gli effetti delle misure messe in atto dal governo. Quello che è certo è che al momento il coronavirus non offre altre vie d'uscita oltre a quella del distanziamento sociale e dunque occorre aspettare almeno una settimana per dare una valutazione ed eventualmente rimodulare i provvedimenti ovvero allungare i tempi della «quarantena per tutti». E anche se nelle altre aree del Paese «la crescita non è così veloce non dobbiamo illuderci». Anche per il commissario all'emergenza Angelo Borrelli è troppo presto per le previsioni e che per il momento non sono previste misure più stringenti», occorre attendere «che il provvedimento agisca». Il coronavirus intanto continua ad infiltrarsi capillarmente nella popolazione soprattutto ancora in Lombardia. In Italia, dall'inizio dell'epidemia si contano 35.713 contagiati, 4.207 in più rispetto a ieri. Sono decedute 2.978 persone, 4.025 sono guarite, 1.084 nelle ultime 24 ore un dato in salita. Attualmente i soggetti positivi sono 28.710. I pazienti ricoverati con sintomi sono 14.363; 2.257 sono in terapia intensiva mentre 12.090 sono in isolamento a casa. Brusaferro ha anche illustrato i risultati delle indagini epidemiologiche che progrediscono analizzando le cartelle cliniche dei deceduti. La totalità delle vittime del coronavirus aveva più di una patologia e un'età media di quasi 80 anni. Ogni vita conta anche quella degli anziani e dei malati.
Ma i dati raccolti dall'Iss sono utili a definire come si confermi che sono gli anziani ed i malati cronici quelli più esposti e che dunque vanno protetti. Nel 99,2 per cento dei casi le persone decedute avevano una o più patologie antecedenti. L'età media è 79,5 anni e il 70% sono uomini. Sono saliti a 2.663 gli operatori sanitari contagiati, confermando la loro esposizione in prima linea.
Il dato della mortalità in Italia spaventa. Ma gli esperti spiegano che data la scelta di monitorare la positività al coronavirus soltanto dei soggetti sintomatici la platea totale si restringe e dunque la percentuale delle vittime sul totale si alza. Un'analisi confermata anche dai calcoli elaborati dalla Fondazione Gimbe che stima ci siano molti positivi «fantasma» dietro i casi emersi.
«Ci sono almeno 100mila casi di contagi al coronavirus , di cui 70mila non identificati, mentre i tassi di letalità in Lombardia ed Emilia Romagna, prossimi al 10, documentano un sovraccarico degli ospedali», sostiene il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta. Un ragionamento simile a quello già fatto settimane fa dell'Organizzazione mondiale della sanità quando sono comparsi i primissimi casi fuori dalla Cina definiti allora «la punta dell'iceberg». Per Cartabellotta la parte sommersa dell'iceberg conterrebbe un numero doppio rispetto ai casi emersi, intorno ai 70.000 casi asintomatici non identificati. Stima simile a quella riportata sul sito medRxiv.org e firmata da Livio Fenga dell'Istat rispetto ai 12.839 casi ufficiali del 12 marzo in Italia, le persone infette dal Sars-CoV-2 potrebbero essere 105.789. Infine il parere del Comitato tecnico scientifico sui test rapidi per rilevare la positività.
Quelli basati «sull'identificazione di anticorpi (sia di tipo IgM che di tipo IgG) non sono in grado di fornire risultati attendibili e non possono sostituire il test classico basato sull'identificazione dell'RNA virale nel materiale ottenuto dal tampone rino-faringeo».
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