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"Nessuna marcia indietro. Il premier si è accorto di non avere i numeri"

L'ex ministro avvisa: «La riforma Bonafede è un obbrobrio e il sussidio non crea lavoro»

"Nessuna marcia indietro. Il premier si è accorto di non avere i numeri"

Onorevole Maria Elena Boschi, Goffredo Bettini vuole cacciarvi dalla maggioranza e sostituirvi con i «responsabili». Come rispondete?

«Sono giorni che a Chigi e al Nazareno lavorano per trovare dei parlamentari per sostituirci in maggioranza. Peccato si siano accorti di non avere i numeri. Ora rilanciano. Certo, la giustizia non mi pare il tema più facile su cui trovare appoggio a destra. Se poi Conte dopo aver governato con la destra, averla sostituita con la sinistra, ora pensa ad un miscuglio destra/sinistra, auguri».

Quirinale e Chigi però smentiscono la prospettiva di cambio di maggioranza.

«Il Quirinale si è limitato a ribadire che se ne sta alla larga: non può certo essere il Colle a fare da sponda ai piani di Chigi per cambiare maggioranza. Quanto a Conte, dopo l'entusiasmo dell'audio di Casalino su un Conte ter, si sta rendendo conto che non ha i numeri».

Vito Crimi avverte che nessuno deve azzardarsi a toccare le loro bandierine: reddito di cittadinanza e abolizione della prescrizione. Riusciranno ad imporre ancora una volta la linea alla maggioranza?

«Il M5s perde ogni giorno parlamentari in aula e voti nel paese. Sono divisi da mille litigi su come spartirsi le nomine. Reddito di cittadinanza e abolizione della prescrizione sono la loro coperta di Linus. Personalmente, non condivido nessuna delle due misure, ma pare che abbiano trovato nel Pd un alleato per difenderle. Vedremo cosa accadrà già a fine mese con il voto della pdl Costa sulla prescrizione. Noi non facciamo marcia indietro».

Sul Milleproroghe voterete la fiducia. Cosa farete sul ddl delega processo, che contiene il famoso lodo Conte? E la mozione di sfiducia a Bonafede ci sarà?

«Per Bonafede era difficile fare peggio: ha messo d'accordo avvocati e magistrati nel criticarla duramente e spaccato la maggioranza. Noi non voteremo un accordo al ribasso sulla prescrizione che gli esperti hanno definito un obbrobrio. Dobbiamo smettere di politicizzare ogni volta la questione giustizia. Vedremo cosa fare sulla questione Bonafede tra qualche settimana. Ora dobbiamo concentrarci sulla crescita. Agli italiani importa poco del pallottoliere dei senatori, ma interessa molto sapere se potranno pagare meno tasse».

Quindi ora andrete all'attacco su economia e reddito?

«Il primo obiettivo per noi è chiudere le polemiche e aprire i cantieri. Giovedì presenteremo al governo il nostro piano Italia Shock per sbloccare 120 miliardi di opere pubbliche ferme, sotto una montagna di burocrazia. È una prima risposta: noi vogliamo creare posti di lavoro e non dare sussidi. Meno del 2% di chi percepisce il reddito di cittadinanza ha trovato un lavoro. Le pare una misura che funziona?».

Come voterete nel referendum sul taglio dei parlamentari, che secondo Zanda rischia di bloccare il funzionamento del Parlamento?

«Non sono d'accordo con Zanda, le sue preoccupazioni mi paiono eccessive. Il vero problema è che il semplice taglio dei parlamentari proposto da M5s non cambierà granché. Possiamo ridurre i numeri, noi abbiamo votato a favore in aula, ma i nodi resteranno irrisolti se non si ha il coraggio di rilanciare su vere riforme costituzionali di sistema. Per questo, noi avevamo proposto una riforma che tagliasse sì il numero dei parlamentari, ma che al tempo stesso superasse il meccanismo del doppione tra Camera/Senato che blocca il Paese. Una riforma che consentisse di dare stabilità ai governi scelti dai cittadini. Sappiamo come andò quel referendum nel 2016. Oggi tutto sarebbe stato diverso, se avesse vinto il sì».

Molti criticano i vostri strappi, ricordando che quando Renzi era premier del Pd e lei ministro attaccavate duramente le minoranze interne che ostacolavano la maggioranza. Come risponde a queste critiche?

«Nel nostro caso, erano appunto le minoranze interne ad attaccarci. Ma quel governo faceva riforme, non rinvii. Il paragone è inaccettabile. Non siamo una minoranza interna. Abbiamo deciso di lasciare il posto sicuro nel Pd e ripartire da zero con Italia Viva proprio per avere la libertà di portare avanti le nostre idee. E dopo che il Pd si è messo in scia del giustizialismo grillino sono ancora più convinta di quella scelta. Siamo una forza politica libera, che sostiene con lealtà il governo, ma non siamo disposti a passare sopra ai nostri valori per le poltrone».

Non teme i «responsabili»?

«C'è chi invoca i responsabili per garantire i numeri al governo. Penso che i veri responsabili siano quelli che in politica possono guardarsi allo specchio la sera e riconoscersi perché hanno tenuto fede ai propri valori.

Smettiamo di fare gossip da Transatlantico e concentriamoci sulle risposte da dare ai lavoratori di Ilva o ai dipendenti di Air Italy».

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