Obama corteggia il ceto medio e si «dimentica» del terrorismo

Una sola parola d'ordine: ottimismo. Nel discorso sullo stato dell'Unione il presidente esalta i suoi successi in economia. Esteri in secondo piano

Obama corteggia il ceto medio e si «dimentica» del terrorismo

Rebekah e Ben Erler, di Minneapolis, sono simbolo di quell'ottimismo che ha attraversato martedì sera il discorso del presidente americano sullo stato dell'Unione. Sette anni fa erano appena sposati: lei serviva ai tavoli di un ristorante, lui lavorava nel settore edile. Aspettavano un figlio ed erano innamorati, ha raccontato Barack Obama, mentre le telecamere inquadravano Rebekah, seduta tra il pubblico del Congresso, accanto alla First Lady Michelle. Poi, è arrivata la crisi, Ben ha perso il lavoro. È stato costretto a passare tanto tempo fuori città, in cerca d'impiego. Lei si è indebitata per pagarsi gli studi universitari, ma alla fine, come il resto dell'America, ha spiegato un presidente sorridente ed energetico, la coppia si è ripresa. Rebekah si è laureata, ha trovato un lavoro meglio pagato. Ben torna a casa a cena tutte le sere. Hanno comperato casa, hanno un secondo figlio.

La «famiglia affiatata» del Minnesota è servita a Obama a raccontare l'America della classe media che ce l'ha fatta. La ripresa è stata al centro di un discorso tutto domestico che ha toccato soltanto marginalmente temi di politica estera ed è rimasto lontano dalla tesa allerta terrorismo che in questi giorni blocca l'Europa.

Il presidente ha parlato per la prima volta davanti a un Congresso controllato nelle sue due Camere dai repubblicani, dopo la sconfitta elettorale di novembre. Tuttavia, ha scelto di andare al contrattacco, di capitalizzare sulla ripresa economica che rafforza da qualche settimana gli Stati Uniti, che dopo anni di sondaggi contrari dà respiro all'Amministrazione. Secondo un sondaggio Washington Post - Abc News uscito proprio qualche ora prima dell'appuntamento al Congresso, la popolarità del presidente è salita al 50%, la percentuale più alta dalla primavera del 2013, nove punti in più rispetto a dicembre. A gonfiare i numeri sarebbero proprio gli indicatori economici positivi, il calo del prezzo del greggio e del carburante.

Fin dalle prime parole, il presidente ha impostato i toni del discorso: «L'ombra della crisi è passata e lo stato dell'Unione è forte». Obama e la sua squadra non si sono lasciati sfuggire il momento, che The New Republic ha addirittura definito «reaganiano»: il presidente che esce da una pesante crisi economica se ne attribuisce i meriti e, nonostante ricette completamente opposte rispetto al predecessore repubblicano, imposta il dibattito economico dei prossimi anni.

«Questa sera voltiamo pagina - ha detto -. Questa sera, dopo un anno di svolta per l'America, la nostra economia cresce, crea posti di lavoro al ritmo più veloce dal 1999. Il nostro tasso di disoccupazione è più basso che prima della crisi... Siamo liberi dalla morsa del petrolio straniero per la prima volta in 30 anni». «Sono buone notizie, gente!», ha scherzato, continuando a elencare successi: la creazione di undici milioni di posti di lavoro in cinque anni, la diminuzione di due terzi del deficit, l'irrobustirsi dei mercati finanziari...

La classe media da rafforzare diventa il protagonista degli ultimi anni di mandato di Obama che però, secondo Dana Milbank sul Washington Post , ha fatto un discorso «determinatamente domestico», «stranamente silenzioso» su un tema internazionale come l'insidia terroristica in arrivo dal Medio Oriente, che colpisce l'Europa ma minaccia anche gli Stati Uniti. Non c'è stata menzione di quei «combattenti stranieri che raggiungono le fila degli estremisti in Irak e Siria». Ci sono voluti 32 minuti di successi economici, sgravi fiscali, tasse universitarie prima di toccare la scena estera e quello che in queste ore più interessa l'Europa.

A giudicare da un sondaggio Gallup di qualche giorno fa, lo strano silenzio del presidente riflette il sentimento della popolazione: soltanto il 2% degli americani pensa che il terrorismo sia uno dei maggiori problemi della nazione.

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