«Vedo in giro tantissima preoccupazione, la gente preferisce stare a casa, i locali sono vuoti. Sembra di vivere un perenne giorno di Natale, negozi chiusi, saracinesche abbassate, ristoranti senza clienti, strade deserte. Soffre la ristorazione ma soffre tutto il commercio, soprattutto quello di piccole dimensioni». Massimo Innocenti, 60 anni, è il proprietario della catena Spontini, prima in Italia nella pizza al trancio, 30 negozi di cui 14 a Milano e 5 all'estero, prevalentemente a gestione diretta, un fatturato di 27 milioni nel 2019 con 5 milioni di tranci di pizza venduti. «Abbiamo deciso di non chiudere nessun ristorante, la clientela deve sapere che ci trova aperti».
«I nostri locali continua - secondo dimensioni e collocazione, stanno perdendo tra il 30 e il 70% del lavoro. La situazione è difficile. Abbiamo anche distanziato i tavoli per sicurezza, diminuendo la capacità. Stiamo agendo su due fronti: facciamo in modo che i nostri 350 dipendenti utilizzino ferie e permessi, perché vogliamo che nessun posto sia a rischio. Abbiamo poi chiesto a tutti i nostri partner fornitori, banche, società di leasing, proprietari degli immobili di venirci incontro accordandoci una moratoria di 180 giorni sui pagamenti. Abbiamo trovato collaborazione».
Sei mesi chiediamo - perché pensate che l'emergenza duri tanto? «Sei mesi perché è il periodo che pensiamo di poter affrontare. I fornitori hanno capito e ci stanno dando una mano. Anche le banche sanno di doverci aiutare, perché non vogliono perdere i loro soldi».
Per fortuna il denaro in questo momento ha tassi bassi, e quindi è più facile ed economico da utilizzare. Ma Innocenti osserva che «se anche costa poco, diciamo il 2-3%, per ottenerlo è tuttavia necessario avere del potere contrattuale, essere strutturati. I piccoli negozi sono in difficoltà». Un orizzonte di sei mesi anche per loro? «Dipende da caso a caso, indipendentemente dal settore merceologico. Chi ha aperto da poco ed è pieno di cambiali da pagare, ha vita breve. Chi è proprietario dei muri, quindi non paga l'affitto e magari lavora in proprio con la collaborazione dei familiari, è più protetto». Ma quanto possono resistere, con le entrate falcidiate dal virus? «Un mese, due mesi. Non credo di più. Chi ha spalle più larghe come noi, può guardare a orizzonti più lontani. Con altre mille attività italiane della ristorazione meno esposte abbiamo anche creato un'associazione per aiutare, con donazioni in denaro, la Croce rossa e le associazioni delle ambulanze».
Innocenti è convinto che questa emergenza durerà qualche mese, «in ogni caso l'arrivo dell'estate ci aiuterà. Io sono sereno. È un'emergenza sanitaria grave ma è stata presa un po' troppo alla lettera. È la prima influenza dell'era di Internet: un po' è colpa vostra, dei giornali, un po' della politica, e un po' dei social. Si è creato un allarmismo che ha destabilizzato il Paese. Del resto, diciamocelo francamente, chi mai non ha paura della morte?». E aggiunge: «La situazione è grave ma non disperata. Ne usciremo vincenti come sempre, ma i danni si faranno sentire nel tempo, le perdite di oggi non potranno essere recuperate in breve».
Domanda ineludibile: che cosa pensa di quel
disgustoso spot di una tv francese nel quale il pizzaiolo italiano scatarra sulla pizza? «Indegno. Non dico altro. Non ce lo meritiamo. Ha cambiato profondamente il mio atteggiamento di fronte a tutto quello che è francese».
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