Forzatura dopo forzatura, battibecco dopo sgambetto. Così è ripreso ieri a Montecitorio il faticoso cammino del «dl corruzione» nel quale la pietra dello scandalo resta l'«allargamento» della riforma alla prescrizione. Andando di questo passo, e con questa animosità, è facile prevedere un'imminente corsa contro il tempo per poter rispettare il calendario deciso in capigruppo, che vede l'arrivo in Aula del provvedimento per lunedì prossimo.
Dopo una mattinata spesa nella disputa sui dati forniti dal sottosegretario Ferraresi a proposito dei procedimenti prescritti dal 2015 al primo semestre 2018, dai quali si evince che diminuiscono i procedimenti prescritti, mentre più d'un procedimento su due finisce prescritto nella fase preliminare delle indagini. A far insorgere le opposizioni, la sciatteria delle tabelle proposte, prive di timbri, firme e riferimenti specifici. Non è rimasto il tempo che per respingere un solo emendamento, proposto da Fdi, e rinviare il prosieguo a tarda sera. A metà pomeriggio, invece, sono scaduti i termini per i nuovi emendamenti: tra i 70 presentati, l'atteso sub-emendamento grillino sull'efficacia delle norme sulla prescrizione, differita al primo gennaio 2020 in base all'accordo con i leghisti. Questi ultimi, però, non hanno presentato alcun nuovo emendamento, ma neppure ritirato quello sulla trasparenza che investe direttamente la «piattaforma Rousseau» di Casaleggio e soci.
Così il nervosismo dei M5s è rimasto palpabile anche ieri, dopo le burrascose sedute in commissione della scorsa settimana. Pd e Forza Italia hanno chiesto al presidente Fico l'istituzione di un giurì d'onore sulle parole «lesive dell'onorabilità» (Fiano, Pd) e i comportamenti «quasi tirannici» (Francesco Paolo Sisto, Fi) avuti dai presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, rispettivamente Giulia Sarti e Giuseppe Brescia, entrambi grillini. Puntuale l'azzurro Sisto anche nel controbattere le affermazioni del guardasigilli Bonafede, che aveva cercato di giustificare la fregola grillina per la prescrizione come la risposta a «una richiesta più volte venuta dalla Ue» che ha giudicato il regime di prescrizione vigente, secondo le parole di Bonafede, «isola d'impunità» e raccomandato «soluzioni più coraggiose della riforma Orlando».
Per Sisto, «è paradossale che il ministro di un governo che ha fatto dello scontro frontale con la Ue la sua ragione di esistere si appelli proprio alla Ue per giustificare l'intervento scellerato sulla prescrizione». E che le norme «non vadano nella giusta direzione», ma andrebbero inserite in «una riforma complessiva del processo penale» veniva ribadito ieri anche da Raffaele Cantone, presidente dell'autorità anti-corruzione.
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