Roma Stefano Parisi, nel giorno della festa del Primo Maggio lei invita il centrodestra a rilanciare la propria centralità su questo tema. In quale modo?
«Bisogna cominciare dicendo la verità e affermando con forza che il lavoro non è un tema di sinistra. Basti pensare che alla festa del lavoro parla in piazza il segretario della Cgil, ovvero il sindacato che con le sue rigidità maggiormente frena l'occupazione in questo Paese. Bisogna uscire dalla retrovia del Primo Maggio, festa in cui si celebrano coloro che difendono i garantiti».
Inizialmente Renzi sembrò volersi mettere di traverso rispetto alla Cgil.
«Nei fatti ha confermato l'impianto politico-sindacale della sinistra e ha sbagliato tutti gli interventi, tutelando chi ha già un lavoro come con gli 80 euro e aumentando la spesa pubblica e non la propensione al consumo. I risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti perché è evidente che per aumentare i consumi serve uno stipendio in più in famiglia, non le mance a chi ha già un lavoro».
Lei ha in mente un intervento «drastico». Su quali punti vorrebbe puntare?
«Bisogna abolire lo statuto dei lavoratori a favore di uno statuto dei lavori come voleva Marco Biagi. Il Libro Bianco per noi è centrale. Servono garanzie minime sia per chi è dipendente, sia per chi è autonomo. Bisogna ridurre il peso dei contratti nazionali e fare in modo che la contrattazione si svolga a livello individuale e aziendale. La scuola deve formare non in base agli interessi del sindacato ma dei futuri lavoratori, le politiche di formazione non devono servire solo a dare uno stipendio ai formatori».
Il cuneo fiscale è tornato nelle ultime settimane al centro del dibattito sulle politiche economiche governative.
«Di certo bisogna ridurre la pressione fiscale per creare lavoro, ridurre il costo dell'amministrazione pubblica, fare in modo che gli investimenti privati generino occupazione. E poi magari reintrodurre i voucher, ovvero quel poco di buono fatto con il Jobs Act».
Lei imputa a Renzi di aver sprecato 26 miliardi. A cosa fa riferimento?
«Sì, non gli perdono l'aver sprecato 26 miliardi di flessibilità concessa dalla Commissione europea e non aver sfruttato in maniera strutturale i tassi bassi di quel periodo».
Cosa avrebbe dovuto fare?
«Aumentare gli investimenti, abbattere il debito e non usare gli 80 euro per fare campagna elettorale».
Lei invoca interventi drastici. Il Paese oggi è più pronto rispetto ai tentativi fatti dai governi di centrodestra?
«Oggi il sindacato è più debole come si vede nel caso Alitalia che denota una totale assenza di leadership.
Inoltre le associazioni imprenditoriali è ora che escano dal limbo e scelgano di prendere posizioni politiche più forti perché il rischio è che i grillini salgano al potere e con le loro politiche assistenzialiste danneggino ulteriormente il Paese. Serve uno shock e tutti devono fare la loro parte».
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