Coronavirus

"Se restiamo fermi qui arriva la 'ndrangheta Il governo ci ostacola? Decisa a fare ricorso"

La governatrice: "È lo stesso decreto che consente la ristorazione all'aperto"

"Se restiamo fermi qui arriva la 'ndrangheta Il governo ci ostacola? Decisa a fare ricorso"

Presidente Jole Santelli, la Regione Calabria ha deciso di accelerare verso la Fase 2 con la riapertura del servizio all'aperto per bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie e agriturismo. Come è nata questa decisione?

«In Calabria abbiamo adottato una politica molto rigida, siamo partiti prima degli altri imponendo subito restrizioni anche più stringenti di quelle nazionali. Abbiamo investito sulla prevenzione grazie anche al vantaggio di aver potuto vedere ciò che accadeva nelle altre regioni. Abbiamo subito purtroppo due esodi di massa dalle zone più contagiate, esodi non controllati adeguatamente dal governo. I risultati del contenimento, però, sono stati molto buoni e abbiamo deciso di iniziare a restituire ai calabresi alcune libertà finora sottratte investendo sul linguaggio della fiducia, iniziando un percorso di convivenza con il virus che inevitabilmente dovrà esserci».

Perché avete deciso di partire dai ristoranti all'aperto?

«Ci siamo agganciati al decreto del presidente del Consiglio che consente di riavviare l'attività di ristorazione attraverso il servizio di asporto e quindi la somministrazione di cibo all'aperto. Abbiamo ritenuto che qui in Calabria si potesse fare un piccolo passo ulteriore. Non ci vedo nessuno scandalo».

Non teme che questa accelerazione possa favorire il contagio?

«No, quello che temo davvero è il contagio di ritorno. Purtroppo è facile prevedere un terzo esodo di massa visto che il Dpcm consente il ritorno se si ha un domicilio o una abitazione in Regione. Ci sono già tante prenotazioni sui treni dalle zone dove è più forte il contagio. Ecco, in questo senso mi aspetterei un aiuto dal governo».

Lei ha fatto risuonare l'allarme ndrangheta.

«Sì, la Calabria ha un'economia basata sulle piccole attività. Se lo Stato non c'è e non è in grado di dare speranza, se alla Regione non viene consentito di agire, c'è qualcun altro che è sempre molto presente ed è pronto a entrare in gioco, ad esempio attraverso l'usura. Anche per questo mi sento di lanciare un appello al governo: l'Italia è divisa tra un Nord dove il contagio è molto alto e un Sud dove lo è molto meno, ma è anche divisa tra una Italia economicamente più forte e un'Italia che lo è meno. Il governo deve tenere conto della nostra situazione e ci deve consentire di recuperare economicamente».

Ha avuto contatti con gli altri governatori?

«Ne ho quotidianamente, con i governatori di centrodestra e in generale con quelli del Sud non del mio schieramento. Tutti condividono la necessità di avere norme di dettaglio, anche drastiche, vidimate dal governo e dall'Istituto Superiore di Sanità, che ci consentano di riaprire gradualmente le nostre attività. Il governo si sta adoperando per riaprire le filiere industriali, ma qui da noi pesano poco, abbiamo necessità di essere ascoltati».

Cosa farà se arriverà la diffida da parte del governo?

«Il governo se ne assumerà la responsabilità. La impugneremo e ci difenderemo per quanto possibile. Mi auguro solo che non accada come con le scuole quando noi decidemmo di chiuderle, venimmo messi sotto accusa e poi fu il governo una settimana dopo a procedere in quella stessa direzione».

C'è chi si chiede: farebbe davvero differenza attendere un altro mese?

«Sì, la farebbe moltissimo. La Calabria ha un'economia che si regge anche sul turismo, se non iniziamo a riavviare il motore i piccoli alberghi non ce la faranno mai a essere pronti per giugno.

Certe attività se non ripartono ora, non ripartiranno mai più».

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