Cronache

La spinta dei commercianti (anche nelle zone rosse)

In Lombardia, Piemonte e Calabria hanno riaperto dopo oltre tre settimane di stop grazie alla "promozione" delle Regioni in zona arancione

La spinta dei commercianti (anche nelle zone rosse)

In Lombardia, Piemonte e Calabria hanno riaperto dopo oltre tre settimane di stop grazie alla «promozione» delle Regioni in zona arancione. Adesso, però, anche i commercianti ancora relegati in zona rossa chiedono di poter ricominciare a lavorare. Il loro è un grido di aiuto in previsione del Natale, prima che il proprio futuro sia definitivamente compromesso.

Confcommercio Toscana spera nella ripartenza già domani, o al massimo venerdì. In Abruzzo è il portavoce regionale della Lega, Vincenzo D'Inneco, a farsi promotore dell'appello. Rilanciato anche dal presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto, preoccupato per la situazione in Campania. Intanto non si placano le polemiche legate ai primi giorni di shopping nelle grandi città ormai arancioni, Milano e Torino in testa, dove i cittadini si sono riversati in strada per cominciare gli acquisti di Natale. Perché se da una parte l'esecutivo giallorosso ha dato il via libera agli acquisti, dall'altra continua a raccomandare massima cautela. Senza però spiegare in modo analitico ai cittadini come comportarsi. E lasciando ai commercianti l'organizzazione di file e controlli. Accade così che a Torino venga chiesto ai negozianti di ricorrere alla vigilanza privata per disciplinare le code e contingentare gli ingressi. Mentre, con il nuovo Dpcm di Natale, è allo studio l'estensione degli orari di apertura fino alle 21 per diluire l'afflusso dei clienti. «È giusto cercare un equilibrio fra salute ed economia, ma siamo in un momento estremamente delicato avverte Roberto Cauda, direttore Malattie infettive del policlinico Gemelli di Roma -. La curva dei contagi sta leggermente scendendo, ma siamo ancora troppo vicini ai giorni del picco». Si teme la famigerata terza ondata, attesa per febbraio. Un'insidia che shopping e assembramenti potrebbero rendere ancora più allarmante. «Non è pensabile chiudere in eterno le attività prosegue Cauda -. In attesa del vaccino, che migliorerà gradualmente la situazione, occorre dedicarsi ad attività come lo shopping con la massima responsabilità». Organizzando gli acquisti in modo razionale. «I negozi sono aperti in una fascia temporale ampia, quindi è inutile riversarsi in strada tutti alla stessa ora prosegue l'esperto -. I momenti di punta per lo shopping sono nel tardo pomeriggio. Chi può, dovrebbe uscire di mattina o all'ora di pranzo. E dovrebbe farlo da solo, non in gruppo. Inoltre è bene rendersi conto della situazione che c'è in un determinato negozio. Se è molto affollato e la fila è lunga, meglio tornare in un altro momento».

Insomma, adesso più che mai è necessario stravolgere abitudini consolidate. «Certamente la situazione è anomala, sarà un Natale diverso, che ci metterà alla prova conferma Cauda -. Al momento è consentito uscire nelle zone arancioni e gialle, non fare assembramenti. Accalcarsi non è necessario. Ma soprattutto quello che dovrebbe spingere i cittadini alla responsabilità non deve essere la paura delle sanzioni, ma il desiderio di tutelare la propria salute e quella del prossimo». La terza ondata si può evitare grazie alla responsabilità individuale. «Chi fa shopping non può essere demonizzato conclude Cauda -. L'importante è che lo faccia tenendo conto della pandemia. Anche perché la situazione è diversa rispetto alla scorsa primavera.

L'11% dei tamponi è ancora mediamente positivo».

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