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La sinistra parla di sciacalli ma dimentica il caso L'Aquila

Chi accusa Salvini di strumentalizzare l'emergenza virus fece molto di peggio con il terremoto del 2009

La sinistra parla di sciacalli ma dimentica il caso L'Aquila

Salvini lo «sciacallo» che usa l'emergenza a fini politici? Ci sono diversi precedenti in materia e proprio dalla stessa parte politica che accusa il leader leghista di cinismo. Il terremoto dell'Aquila del 2009, più di 300 morti, e la successiva ricostruzione coordinata dall'allora governo Berlusconi e supervisionata dall'allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso, è stata per anni terreno di scontro politico e argomento utilizzato dal centrosinistra a fini politici, malgrado i morti e gli sfollati. Sciacalli? «Salvini si sta veramente comportando come uno sciacallo» accusa la ministra Pd De Micheli, mentre il leader Pd Nicola Zingaretti invita Salvini a vergognarsi perché «chi di fronte a un tema così enorme come quello del dovere etico e morale della comunità civile si preoccupa in maniera furbesca e meschina di fare polemica politica, conferma di non essere adeguato a tenere le redini di un grande Paese come l'Italia». L'emergenza, si sostiene, richiede unità, senso civico, solidarietà nazionale, perché «di fronte alla salute dei cittadini non ci devono essere colori politici» ammonisce Conte. Un appello che però, quando il sisma distrusse l'Aquila, non trovò affatto ascolto a sinistra. Quel 2009 fu anzi il momento di massima popolarità di Berlusconi, quindi il problema era semmai cavalcare le difficoltà della ricostruzione per attaccare l'esecutivo, altro che «mettere da parte le polemica politica». Il principio invocato per l'emergenza coronavirus, per cui le polemiche sul governo in situazioni del genere sono atti di sciacallaggio, forse vale solo in certi casi. Il terremoto dell'Aquila fu a lungo uno dei leitmotiv della campagna del Pd contro il centrodestra. Grandi imputati del tribunale progressista, oltre all'allora premier, anche Gianni Letta, appunto Bertolaso, in seguito messo in croce anche giudiziariamente (fu accusato di omicidio colposo e lesioni per le false rassicurazioni sul rischio sismico) fino all'assoluzione anche in Appello per «non aver commesso il fatto». Ma persino gli scienziati della commissione che faceva capo a Palazzo Chigi, accusati di non aver previsto il terremoto, mentre sulla diffusione del virus non bisogna accusare nessuno sennò si fa sciacallaggio.

Ma i morti dell'Aquila non erano motivo sufficiente per sospendere le polemiche, tutt'altro. «Quando governavamo noi i terremotati non li abbiamo mai trattati cosi - tuonò Bersani - ricordo che per l'Umbria e la Marche facemmo tutto con ordine, senza spot. Il governo Berlusconi invece ha invece puntato tutto sull'emergenza pensando di cavarsela con uno spot». Si arrivò più volte a chiedere le dimissioni, nonostante la rapidità dell'intervento messo in campo da Palazzo Chigi e dalla Protezione civile. Protagonista mediatico degli attacchi era Michele Santoro, il terremoto dell'Aquila e le colpe del governo dell'odiato Cavaliere diventarono un'ossessione, al punto che anche il critico tv Aldo Grasso sul Corriere della sera lo infilzò così: «Dietro il paravento della libertà d'informazione, di cui è rappresentante unico per l'Italia, isole comprese, Santoro ha allestito una trasmissione all'insegna del più frusto slogan politico piove, governo ladro. Non di pioggia si trattava, ma di un terremoto che finora ha fatto 290 vittime e quarantamila sfollati, raso al suolo paesi, buttato giù case, seminato distruzione. Ma i morti non lo fermano, la commozione non lo trattiene. Se ha in mente una tesi, che tesi sia. La tesi era che bisognava comunque attaccare la Protezione civile, specialmente Guido Bertolaso, i Vigili del Fuoco, la comunità scientifica che non ha dato ascolto agli avvertimenti di Giampaolo Giuliani, gli amministratori locali, il ponte sullo Stretto, Berlusconi, il governo». Nessuna accusa di sciacallaggio invece da sinistra, che anzi difese quel genere giornalistico come modello di libertà di espressione in Rai.

Il furore scatenato a sinistra sulle macerie e sui cadaveri, usate a puro scopo politico, partorì anche un movimento, quello delle «carriole», mentre Sabina Guzzanti ne fece un documentario a tesi, Draquila l'Italia che trema. Sciacallo a chi?

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